Lotto Zero, due omicidi e un agguato dietro la morte di Volpicelli

Domenica 31 Gennaio 2016
Lotto Zero, due omicidi e un agguato dietro la morte di Volpicelli
Posti di blocco e prove dello stub a pregiudicati e diversi interrogatori: la polizia sta setacciando Ponticelli dopo l’omicidio di Mario Volpicelli, ucciso intorno alle 21 di sabato sera in via Curzio Malaparte con diversi colpi alla testa. Gli agenti del commissariato di Ponticelli e quelli della Squadra Mobile, coordinati dalla Dda di Napoli, stanno scandagliando gli equilibri criminali della zona alla ricerca di un filo logico e di un movente che abbia portato a una esecuzione in pieno stile camorristico. Punto di partenza, la figura della vittima, impiegato in un “Tutto a 50 centesimi” della zona, ma con una parentela eccellente: aveva sposato la sorella di Ciro Sarno, detto ‘o sindaco. Volpicelli aveva alcuni precedenti penali, ma risalenti a molti anni fa, e non risulta che negli ultimi tempi fosse invischiato in vicende di camorra.

Indagando sempre nell’ambito parentale è risultato inoltre che l’uomo è lo zio di Gennaro Volpicelli, attualmente detenuto con l’accusa di essere un personaggio di primo piano del gruppo De Micco, luogotenente del capoclan Marco de Micco detto Bodo. L’ipotesi che tiene maggiormente banco è quella della vendetta trasversale: colpire lo zio per mandare un messaggio di morte al nipote. Su chi ha armato la mano dei killer, però, restano diverse piste. Lo scenario è quello dello spaccio di droga, settore totalmente controllato dagli uomini di “Bodo”, anche se è poco verosimile che l’agguato sia stato deciso per contrasti relativi al narcotraffico non essendoci, sulla zona, un gruppo abbastanza organizzato.

Il clan rivale, quello dei d’Amico, è stato infatti decimato dagli arresti e non disporrebbe di una potenza di fuoco tale da iniziare e portare avanti una guerra contro i De Micco; negli ultimi tempi, inoltre, dopo l’omicidio di Nunzia d’Amico, reggente del clan per conto dei fratelli detenuti, uccisa nell’ottobre scorso, la supremazia del gruppo De Micco si è rafforzata al punto da imporre tangenti anche nelle aree dove le piazze di spaccio fanno capo all’organizzazione criminale di Antonio d’Amico, detto fraulella. Agli ordini dei d’Amico restano pochi giovani, molti dei quali minorenni, verosimilmente incapaci di organizzare un delitto di questa portata e reggerne le conseguenze. La spiegazione dell’omicidio potrebbe venire da un passato molto meno recente, e avere le sue basi nei contrasti tra i De Micco e un altro gruppo camorristico presente a Ponticelli. Si indaga sul Lotto Zero, feudo dei De Luca Bossa da quando il clan si formò scindendosi dai Sarno.

E si torna al 2013, quando Antonio Minichini, diciannove anni, e Gennaro Castaldi, venti anni, vengono uccisi da un commando in sella a una moto all’interno del rione Conocal. Per quell’omicidio le indagini si concentrano sul gruppo De Micco; tra i sospettati, successivamente destinatari di una ordinanza di custodia cautelare, ci sono il capoclan Marco e il suo luogotenente Gennaro Volpicelli. Minichini, pregiudicato, ha delle parentele di primo piano nel panorama camorristico: è il figlio di Anna De Luca Bossa, trentotto anni, sorella di Antonio, detto ‘o sicco, e figlia di Teresa, la prima donna incarcerata in regime di 41 bis.

Nel luglio 2014 è la stessa trentottenne a finire nel mirino: un sicario, da solo, la raggiunge in via Aldo Merola, a Ponticelli, e apre il fuoco mentre la donna è con alcuni conoscenti. Almeno sette proiettili, che la colpiscono alle gambe, al bacino e a una spalla. La donna viene trasportata in ospedale e operata d’urgenza, è in condizioni molto gravi ma sopravvive. Anche in quel caso la decisione di colpire quella che viene considerata la reggente del clan De Luca Bossa, ritengono gli investigatori, potrebbe essere maturata durante i summit del gruppo dei “tatuati”. Una delle chiavi di lettura dell’omicidio di sabato scorso potrebbe proprio partire da questo precedente.

Le indagini avrebbero infatti evidenziato la presenza di personaggi della malavita locale, legati al gruppo De Luca Bossa, che potrebbero aver deciso di vendicare la donna per il tentato omicidio; anche secondo questa teoria la scelta di uccidere Mario Volpicelli sarebbe stata una vendetta trasversale: non potendo colpire direttamente i componenti dei De Micco, con i vertici detenuti e i “soldati” sul territorio ancora militarmente bene organizzati, si sarebbe ripiegato su una persona estranea a faide di camorra, imparentata con i Sarno, nemici storici del gruppo di viale delle Metamorfosi, e zio del luogotenente della cosca di “Bodo”. 
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