Caos procure, Lotti e il piano con Palamara per chiudere il caso Consip

Sabato 15 Giugno 2019 di Michela Allegri e Valentina Errante
Lotti: «Andai al Colle per parlare di Lo Voi». Il Quirinale smentisce

Gli scenari le strategie, le trattative sulle nomine. Le conversazioni del pm Luca Palamara con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri e i consiglieri del Csm finiti nei guai, contenute nell’informativa del Gico della Guardia di Finanza di Roma, raccontano altri dettagli sulla gestione delle nomine, ma anche delle inchieste e dei procedimenti disciplinari al Csm. I rapporti all’interno e fuori da Palazzo dei Marescialli, con un ruolo ben definito delle correnti. Lotti che millanta anche di avere parlato con il presidente Mattarella - che smentisce ogni circostanza - della possibile nomina del procuratore Francesco Lo Voi. E Palamara che gli raccontava di avere chiesto all’ex procuratore di Roma Pignatone di «chiudere tutto» su Consip e che accusa i colleghi di avere usato due pesi e due misure nelle inchieste, a seconda delle convenienze politiche. Ma ci sono anche le previsioni per il futuro, perché proprio l’aspirante capo della procura di Roma, Lo Voi, si dice pronto a fare ricorso al Tar se verrà sconfitto da Marcello Viola, il favorito. Lo racconta Ferri: «Lo Voi mi ha chiamato, dice che fa ricorso al Tar». Si parlava di tutto, anche del progetto fallito di Giuseppe Pignatone di andare al Quirinale come consulente. Sullo sfondo, lo scontro pesantissimo e la profonda frattura nell’ufficio giudiziario più grande d’Italia, dove Palamara aveva provato a garantire Lotti. Anche da qui l’obiettivo di cambiare indirizzo alla gestione della procura di Roma: una nomina in discontinuità con quella del procuratore uscente.

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IL QUIRINALE
Il 9 maggio, durante l’incontro notturno in hotel tra i consiglieri, Lotti esordisce: «Ho detto al presidente Mattarella la situazione è questa e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno, cioè Lo Voi». Poi si parla dell’incarico che dovrebbe assumere Pignatone. Aggiunge: «Al Quirinale non ci andrà, al 101 per cento». E Palamara: «Quindi è una cazzata che mettono in giro». Si inserisce Cosimo Ferri: «Non lo prende?». Lotti aggiunge: «Non andava al posto di Erbani, andava al posto di Lupo». 

ERMINI TIMIDO
Poco dopo gli interlocutori protestano per la “timidezza” di David Ermini rispetto al presidente della Repubblica, soprattutto se paragonato al suo predecessore, Giovanni Legnini. È ancora Lotti a parlare: «Mi scoccia la sudditanza psicologica... a me è stato detto mandami David direttamente lì, perché lui non ci va lì, lui si ferma alla porta prima... si ferma alla porta dei bagni, non può funzionare così». E Ferri:« Perché lo riceverebbe chiaramente». E Lotti «Certo». «Oh guarda Legnini - aggiunge Palamara - stava sempre da Mattarella». Ferri aggiunge: «Poi hanno rotto Mattarella e Legnini». E Lotti: «Gli ha convocato le elezioni senza dirgli nulla, quell’altro l’ha appreso dall’agenzia l’elezione è il 12 luglio, Giovanni che ne sapeva ti ricordi? Che ne sapeva, come lo sapeva». Ferri domanda: «Ma perché hanno rotto su sta cosa? Perché nell’ultimo periodo cercava di farsi mandare dappertutto». 

SCAMBI DI FAVORE
La trattativa per le nomine include tutti. In ballo c’è anche la nomina del procuratore di Torino. È Ferri a dire: «L’altro giorno ho visto Ermini per caso che passeggiava e mi ha detto che Cascini (Giuseppe membro del Csm di Area) in persona è andato da lui a chiedergli di aiutare Petralia (Carmelo aggiunto a Catania) a Torino». E Palamara: «Però io non ho sentito che Ermini andava per aiutare Petralia. Questa cosa non l’ho sentita». E Spina: «E perché non va da Cascini a dire aiuta Viola? Allora si chiamasse Cascini e dicesse ho fatto un’ottima manovra per Petralia, guarda che se non rompi i coglioni su Viola, ti votano Petralia, perché non gli dice questo a Cascini?». Cartoni aggiunge: «Non devi mettere in mezzo Cascini». E Ferri: «Il nostro alleato è Davigo (Piercamillo, membro del Csm di Autonomia e indipendenza)». 

IL CASO CONSIP
Con Lotti Palamara parlava di continuo. Erano entrambi convinti di avere subito «un attacco diretto alla loro persona», si legge nell’informativa, rispettivamente con l’indagine di Perugia e nell’inchiesta Consip. «Quindi - sottolinea la Finanza - definivano una strategia da condurre per cercare di favorire l’avvio di un procedimento, in seno al Csm» di Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo. Lotti: «Nulla mi toglie dalla testa che è stato uno scambio sulla nostra pelle, Luca». Palamara risponde di esserne certo e sostiene di essere stato praticamente ricattato. Parlando di Pignatone e Ielo dice: «quando dicevo: Chiudiamo tutto su Consip e da due anni mi fa: guarda a Perugia non si sa cosa succede su di te». A suo dire, Ielo e Pignatone avrebbero usato due pesi e due misure, a seconda delle convenienze: «La vicenda Siri - il riferimento è all’ex sottosegretario della Lega indagato per corruzione, ndr - in condizioni normali Siri veniva arrestato! De Vito - l’ex presidente del consiglio comunale di Roma, in carcere per corruzione, ndr - è stato arrestato per molto meno! È una trattativa che vogliono fare con Salvini, fidati, io non mi sbaglio». Lo scorso 16 maggio, il consigliere del Csm Luigi Spina - ora dimissionario - rivela a Palamara i dettagli dell’inchiesta a suo carico, dopo che la procura di Perugia ha trasmesso al Consiglio l’informativa della Guardia di Finanza e altra documentazione, subito secretata. Circostanza che costa all’ex consigliere l’accusa di rivelazione del segreto istruttorio e di favoreggiamento. «È una porcata», dice Spina. Palamara vuole difendersi e vendicarsi. Ma Spina lo frena: «Non devi dire nulla perché se no... tu non devi saperlo in teoria». Poi, studiano una strategia: «Devi sta’ buono e se vuoi un consiglio da fratello non devi manco andare fuori ruolo, tu ora te ne devi stare buono in procura, devi far passare la buriana, devi pigliarti l’archiviazione, perché adesso basta». Palamara gli dice di aspettare a nominare gli aggiunti, carica per la quale ha fatto richiesta a Roma: «Mi hanno azzoppato», dice. E Spina: «Non li faccio, tranquillo».

LE RIVELAZIONI DI PIGNATONE E CASCINI
Il pm si rammarica perché scopre che nell’informativa depositata hanno indicato anche i viaggi fatti con un’amica.

E confida all’ex consigliere che le prime informazioni sull’inchiesta che lo stava per travolgere le avrebbe avute proprio da Pignatone. «Pignatone mi dice di viaggi...lo so da Pignatone a dicembre 2017 a casa sua, mi chiama e mi dice: Sei stato fuori una notte con una persona?». Il riferimento è all’ipotesi di corruzione che gli viene contestata: avere ricevuto dall’imprenditore Fabrizio Centofanti e dall’avvocato Piero Amara denaro e regali in cambio di favori. Centofanti, per l’accusa, gli avrebbe anche pagato una serie di viaggi. Palamara è convinto che sia un complotto: «Era dicembre 2017, quando vengo iscritto?». Il pm pensa che si tratti di un strategia per ricattarlo: «L’hanno fatto per tenermi appeso, per ricattarmi». Poi dice che un altro consigliere del Csm, Giuseppe Cascini, non indagato, gli avrebbe rivelato dettagli dell’inchiesta. Quando Spina gli domanda se potesse essere stato Fabrizio Centofanti a “tradirlo”, lui risponde: «È la tesi di Cascini». Poi racconta di quando Pignatone andava a cena da Paola Balducci, ex componente del Csm: «Centofanti ha pagato tutte le vacanze alla Balducci e la Balducci non compare, perchè? Pignatone andava a mangiare dalla Balducci, la Balducci gli rompeva: “Amico mio mi fai conoscere quello che organizza i viaggi” e tutto quanto».

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 00:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA