Lombardi: «No al bis di Raggi a Roma, sì a un accordo M5S-Pd»

Venerdì 21 Febbraio 2020 di Simone Canettieri
Lombardi: «No al bis di Raggi a Roma, sì a un accordo M5S-Pd»

«Il governo vada avanti senza Renzi, con chi ci sta a lavorare sui temi Purché si riescano a fare le cose. A Roma? No a un Raggi bis, sì a un accordo tra M5S e civiche e altri partiti, Pd compreso». Ovvero il Pd. Così Roberta Lombardi, storica capogruppo alla Camera e ora in Regione Lazio del M5S, interviene nel dibattito di queste ore. 

Lombardi, partiamo dalla Capitale. Virginia Raggi sembra sempre più decisa a tentare il bis: è pronta a sostenerla? 
«Le regole del M5S parlano di due mandati e la Raggi è arrivata alla fine del secondo. Ora il punto è capire come far crescere i semi piantati in questa prima consiliatura 5stelle, all’interno di una macchina amministrativa che abbiamo trovato gravemente inquinata da episodi di illegalità».

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Quindi senza Raggi, ma con il Pd? 
«Il M5S può riuscirci solo se riesce e chiamare a raccolta tutte quelle forze civiche e politiche della Capitale disposte a raccogliere questa sfida e a lavorare sui temi. Dobbiamo essere in grado di coinvolgere tutti».

Lo strappo di Renzi potrebbe consumarsi in Regione Lazio: il M5S è pronto a garantire la maggioranza a Zingaretti?
«Proprio qualche giorno fa in Regione Lazio uno dei due esponenti di Italia Viva è stato eletto alla presidenza di una commissione, quindi non vedo quale siano i presupposti per un’uscita di Iv. Per il resto noi stiamo dialogando sui temi dall’inizio della Legislatura».

C’è con Italia Viva però un problema nazionale, si arriverà a una rottura?
«L’unico dato politico che ormai emerge dalle mosse di Renzi è il mero egocentrismo fine a se stesso. Questo Paese da anni è in balìa dell’ego ipertrofico di due ‘Matteo’: in cinque lettere un concentrato di egotismo incurante delle condizioni in cui è ridotto il Paese. In entrambi i casi, viene replicato lo schema infantile del bambino dittatore».

È favorevole a un Conte Ter o se la maggioranza dovesse troppo allargarsi ai responsabili ex Forza Italia sarebbe meglio tornare al voto? 
«Noi abbiamo sempre detto che il M5S si prendeva la responsabilità di governare l’Italia portando avanti il suo programma con qualunque forza politica fosse stata disposta a contribuire a realizzarlo».

Quindi? 
«Il Governo, a prescindere da quale sia l’appartenenza politica di chi sposa il progetto 5stelle, deve esistere finché per noi c’è una maggioranza parlamentare che ci permetta di fare cose utili per il Paese. Questa è la linea su cui rimaniamo fermi dalla campagna elettorale del 2018. Gli altri invece che si spostano, come falene che annaspano qua e là inseguendo fuochi fatui nella notte».

Ma in questa fase il M5S continua a essere bloccato. Urge un capo politico? 
«Il M5S non è bloccato perché in due anni di Governo, pur cambiando partner dopo che il primo si è defilato, ha già raggiunto parecchi risultati: dal Reddito al decreto Dignità, dai provvedimenti anti Casta, come l’eliminazione dei vitalizi e il taglio dei parlamentari fino alla lotta alla corruzione con lo Spazza Corrotti. Ora è urgente confrontarci per decidere i risultati da raggiungere nei prossimi dieci anni».

Paola Taverna a capo di un board collegiale le piace? 
«Mi piace molto l’idea di un board collegiale perché il M5S fa del metodo collegiale e della partecipazione la sua cifra distintiva. Proprio per questo, non faccio nomi».

Agli Stati generali in molti parlamentari vorrebbero che la decisione della linea politica e della leadership non passasse da Rousseau.
«Agli Stati Generali si parlerà di visione, valori, obiettivi e di regole di organizzazione per un movimento di opinione che in dieci anni è diventato forza trainante all’interno di due diverse maggioranze di Governo. Rousseau è uno strumento straordinario di democrazia diretta, è un caso unico al mondo. Di sicuro il suo utilizzo può essere migliorato». 

Ma perché allora, secondo lei, Rousseau e Casaleggio sono così osteggiati da una parte del Movimento? La gestione della piattaforma continua a essere controversa.
«Ci sono state diverse situazioni in cui l’utilizzo di Rousseau non è stato neutrale. Non ci sono stati i tempi, o forse la volontà, di far sì che venissero delineati ai nostri iscritti che dovevano votare gli scenari derivanti da ognuna delle opzioni di voto proposte. Oppure si sono verificati casi tra loro simili in cui non sempre è stata garantito per ciascuno la votazione. Così si disorientano gli iscritti ed è avvilente per le potenzialità della piattaforma. Ho parlato di questi aspetti diverse volte con Davide e sono sicura che ha recepito questa esigenza che nasce da iscritti e attivisti».

Sulle alleanze regionali si litiga ancora nel Movimento: è arrivato il momento di sdoganare il Pd? 
«Io non voglio sdoganare il Pd. Io voglio collaborare anche a livello regionale e comunale con tutte quelle forze politiche con cui si può costruire un programma comune. Lo scetticismo dei colleghi 5stelle è dovuto all’esperienza pregressa di quando il Pd era al Governo con Renzi premier che creò in Parlamento un clima pregiudizialmente ostile nei confronti del M5S. Questo modo così muscolare ha fatto sì che solo da qualche mese, dopo la caduta del Governo M5S e Pd siano riusciti a testare per la prima volta un dialogo, a differenza di quanto fatto nel Lazio, dove invece abbiamo iniziato già da tempo».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA