Lo sfogo del rom Serif Seferovic: «Sono innocente, poteva succedere anche ai miei figli»

Martedì 6 Giugno 2017 di Michela Allegri
Lo sfogo del rom Serif Seferovic: «Sono innocente, poteva succedere anche ai miei figli»
Esce dal carcere di Torino alle otto di sera. «Ho dovuto prendere il taxi, non ci sono abituato, qui fuori era pieno di telecamere, tutti mi cercavano, mi volevano parlare», Serif Seferovic quasi non ci crede. Poco distante, in uno spiazzo lontano da occhi indiscreti e curiosi, lo aspettano la moglie e il fratello. Si abbracciano. Prima ancora di telefonare al padre Ejub, che è rimasto a Roma, Serif chiama il suo difensore, l’avvocato Gianluca Nicolini. «Sono innocente, grazie, ti voglio bene, per me sei come un fratello - gli dice commosso e stanco - sono distrutto per quelle bambine morte, non ci sono davvero parole». Anche lui ha dei bambini piccoli, «in quel camper avrebbero potuto esserci i i miei bambini - continua - Mi dispiace molto per quelle persone, per tutta quella famiglia. Ma io davvero non c’entro nulla». Serif ha vent’anni e nove fratelli. Ha quattro bimbi, uno avuto da poco, e la giovane moglie ne aspetta già un quinto. «Sto tornando da loro - racconta al telefono mentre è in macchina - stasera sono di nuovo a casa».

IL RIENTRO
Dopo quattro giorni trascorsi in prigione, Serif dormirà una sola notte a Torino, da uomo libero. Questa mattina è previsto il rientro a Roma, «ci sono i rilievi da fare, le impronte, i test». In via Tuscolana, gli inquirenti lo sottoporranno a una serie di accertamenti irripetibili, a caccia degli indizi che mancano per incastrarlo. «Sono disposto a sottopormi a qualsiasi accertamento - dice lui più sicuro che mai - sono innocente, quella sera ero da un’altra parte. Se fossi colpevole e se avessi voluto fuggire non sarei mai tornato in Italia. Sono andato in Bosnia per prendere dei documenti per i miei figli». Serif è stanco, «la vita del carcere non è mai facile». Pensa di essere stato incastrato. «Non è vero che avevo litigato con Romano Halilovic - racconta - non è vero che avevo problemi con la sua famiglia. Lui se ne era andato dal campo perché aveva avuto problemi con molte persone, prendeva i soldi dell’affitto dagli abitanti del campo. Aveva avuto problemi anche con suo fratello, si erano menati».

IL PADRE
A casa Seferovic, intanto, c’è aria di festa. «Sono così felice che l’abbiano liberato, è un bravo ragazzo, non ha fatto niente di male. Hanno subito dato la colpa a lui per la storia della cinese - sbotta il padre Ejub - invece questa volta non ha fatto proprio niente. Ha sbagliato una sola volta nella vita, quando ha derubato quella ragazza (Yao Zhang ndr). Ma aveva confessato tutto. Mi aveva chiesto un consiglio e io gli avevo detto di costituirsi». A casa Seferovic c’è anche paura, timore di ritorsioni. «Ci sono dei bambini piccoli - continua il capofamiglia - a me dispiace per le vittime, abbiamo paura che ci succeda la stessa cosa. Hanno bruciato tutte le nostre baracche nei campi, siamo in mezzo a una strada, nessuno ci aiuta. Abbiamo paura che uccidano anche noi, ci hanno dato la colpa».
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