La legge sulla apologia del fascismo è sbagliata: 10 errori ci dicono perché

Martedì 11 Luglio 2017 di Mario Ajello
La legge sulla apologia del fascismo è sbagliata: 10 errori ci dicono perché
Nel 1983, alla domanda se provasse dei timori a causa del centenario della nascita di Mussolini, che cadeva quell’anno, Sandro Pertini - che pure era un demagogo - in un rarissimo lampo di lucidità rispose ridendo: «Ma è morto, è morto!». Questo è un Paese in cui però continua ad essere vivissima la falsa credenza che faceva dire a Norberto Bobbio, da alcuni storpiato in Bovvio, che in Italia vige il «fascismo eterno» e dove ci si ostina a vedere il fantasma mussoliniano dappertutto. Come se le fiammella degli accendini istoriati con l’immagine del Duce potessero riaccendere il Ventennio. Come se la bottiglia di lambrusco recante sull’etichetta la dicitura «vino di Benito» (che oltretutto era astemio) riuscisse a scatenare un effetto alcolico degno della Marcia su Roma. Eppure la legge Fiano sta creando un’emergenza (divisiva) che non c’è. Il fascismo alle porte? Suvvia. Abrogare i gadget mussoliniani, spesso ideologicamente insignificanti come la maglietta del Che, perché simboli di «apologia»? E allora perché non eliminare dalla cartina geografica Predappio o abbattere - è stato proposto perfino da un’alta carica dello Stato e non di uno Stato kohmeinista - la colonna con su scritto Dux davanti al Foro Italico? Ecco insomma dieci ragioni per cui è irragionevole il ddl Fiano, che perfino il Pd - dopo averlo agitato come vessillo di purezza ideologica - adesso si dice disposto a modificare.

E’ banale sostenere che il divieto di apologia del fascismo è un atto fascista. Questo tipo di approccio va bene soltanto per motteggi geniali come quello di Ennio Flaiano, secondo cui in Italia esistono due tipi di fascisti: i fascisti e gli anti-fascisti. Il problema è un altro. E’ quello, per usare un parolone, dello Stato eudemonologico. Cioè lo Stato che ti educa perché ha la presunzione di essere espressione della «volontà generale» che in questo caso sarebbe tutta compatta nel credere che uno dei maggiori problemi dell’Italia di oggi siano i ragazzi che giocano a fare i fascisti su Marte o scimmiottano sul web certo nostalgismo di nicchia.

La bulimia legislativa è uno dei caratteri nazionali. A che cosa serve una norma in più quando già abbiamo quelle di Scelba nel ‘52 e poi di Mancino? E a proposito della legge Scelba, una cosa è vietare la ricostruzione del partito fascista, già sanzionata con pene dai 18 mesi ai 4 anni, e un’altra è andare a caccia di gagliardetti.
Voltaire diceva che la censura è sempre stupida.

Che senso ha vietare la paccottiglia mussoliniana sulla bancarelle, lasciando la libera vendita nei mercatini dei berretti dell’Armata Rossa e dei cimeli del comunismo?

Nascondere la storia e non raccontarla tutta - per esempio il capitolo del consenso pressoché totale avuto dal regime fascismo fino alla guerra - è la maniera migliore per farla mitizzare a chi non viene dotato di strumenti veri per conoscerla.

Non tiene conto il ddl Fiano, perché offuscato da un’ansia politicamente corretta, che il confine tra la propaganda e la conoscenza è labile. Ed è difficile, legislativamente, distinguere tra un post di bassa propaganda e un video su YouTube con i discorsi di Goebbels, che della propaganda novecentesca è stato uno dei massimi inventori ed è un personaggio storico che non si può non conoscere. Il problema è che, quando si sfonda la soglia della criminalizzazione, non si sa dove si va a finire.

Ogni cosa vietata diventa più attraente.
L’irrealismo della legge Fiano sarebbe stato bocciato da un comunista doc. Come Palmiro Togliatti. Più di tutti si batté, nei lavori della Costituente, nel non esagerare in divieti anti-democratici contro chi era affezionato al passato regime.

Reati sono i fatti, non le opinioni.
La cultura liberale è l’opposto dello Stato etico che stabilisce il bene e il male. Ma il liberalismo resta sempre l’anello mancante della storia d’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 20:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA