Test Invalsi, un altro rinvio: non conterà alla maturità «Solo i prof danno i voti»

Venerdì 14 Febbraio 2020 di Lorena Loiacono
Test Invalsi, un altro rinvio: non conterà alla maturità «Solo i prof danno i voti»

L’Invalsi non fa curriculum. I risultati del test tanto contestato neanche quest’anno faranno parte della certificazione delle competenze che sarà contenuta nel curriculum da allegare al diploma di scuola superiore. E non è previsto che prima o poi ci rientrino. Non solo, anche il curriculum perde peso e per quest’anno non ci sarà: è stato deciso infatti uno slittamento direttamente a settembre prossimo. Le scuole che lo compileranno insieme alla maturità, lo faranno solo in via sperimentale ma, comunque, non potranno usare gli esiti del test Invalsi.

L’EMENDAMENTO
Tutto rinviato, dunque. E così le prove Invalsi, da sempre mal sopportate da una parte della scuola italiana, ricevono un nuovo stop. A deciderlo è un emendamento di LeU al decreto Milleproroghe in cui è richiesto di posticipare l’uso del curriculum e di non riportare le competenze di italiano, matematica e inglese. La motivazione: «La valutazione delle conoscenze è prerogativa del corpo docente». Nel dettaglio, in base alla legge della Buona Scuola, nel curriculum lo studente fresco di maturità avrebbe dovuto trovare vari aspetti della sua carriera scolastica come le discipline studiate e le ore di lezione svolte, le competenze e le abilità acquisite comprese quelle professionali, tutte le attività culturali e artistiche, come le pratiche musicali, ma anche le attività sportive e di volontariato portate avanti durante il percorso scolastico.

L’OBBLIGATORIETÀ
A questi si sarebbero dovuti aggiungere i resoconti delle esperienze di alternanza scuola-lavoro e i livelli di apprendimento registrati con le prove Invalsi. Questi ultimi non ci saranno. Resta però confermata l’obbligatorietà di svolgere i test per poter accedere agli esami di Stato: vale a dire che, non sottoponendosi alle prove, i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori non avranno l’ammissione all’esame. A prescindere dall’esito che, quindi, non verrà riportato neanche sul curriculum. L’obbligatorietà del test, pena l’esclusione dalla maturità, ha rappresentato una norma anti-boicottaggio del test: fino a qualche anno fa, infatti, l’adesione alle prove non era poi così scontata. Da un lato i sindacati di base, da sempre contrari ai test, promuovevano uno sciopero dei docenti proprio in concomitanza dell’Invalsi e dall’altro anche varie associazioni studentesche promuovevano un boicottaggio in piena regola. La protesta è poi scemata tanto che, lo scorso anno, quando ancora non c’era l’obbligo, l’adesione alle prove dei ragazzi di quinta superiore ha raggiunto il 96% del totale. 

LA PAURA
L’obbligo quest’anno c’è, con i test che per i ragazzi dell’ultimo anno si svolgeranno da lunedì 2 marzo a martedì 31 marzo 2020. «C’è una paura atavica verso questo tipo di prova - spiega Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi - in Italia più che in altri Paesi, perché si tende ad associare i test al controllo, alla bocciatura. Ma in realtà i test di valutazione aiutano a migliorarsi. Servono a capire dove intervenire per migliorare i risultati, non sono certo punitivi. Servirebbe un cambio di mentalità, di approccio all’esame: l’ansia è normale ma non va temuta perché ci spinge a migliorarci».
 

Ultimo aggiornamento: 12:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA