Mazzette e «alta politica»: i segreti del sistema Consip

Giovedì 2 Marzo 2017 di Valentina Errante e Sara Menafra
Mazzette e «alta politica»: i segreti del sistema Consip
ROMA Ruota tutto intorno a quel collegamento con «l’alta politica» che all’improvviso avrebbe determinato un cambiamento nell’atteggiamento di Consip (la centrale di acquisto della pubblica amministrazione) a vantaggio di Alfredo Romeo, inizialmente destinato a non aggiudicarsi grandi commesse nella gara da 2,7 miliardi euro. E invece, «grazie al suo agitarsi», l’imprenditore napoletano riesce a conoscere l’esito delle graduatorie tre mesi prima della pubblicazione e a vincere tre lotti per 609 milioni. Agli atti c’è l’incontro a tre, tra Romeo, Luigi Marroni, toscano doc, designato dal governo Renzi ad della società controllata dal ministero dell’Economia, e il funzionario corrotto Marco Gasparri. Il sospetto è che a consentire di “raggiungere” il vertice della centrale di acquisto della pubblica amministrazione siano stati i cosiddetti facilitatori, tra i quali, per la procura di Roma, figurano l’imprenditore toscano Carlo Russo e il padre dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano, amici inseparabili. Gasparri racconta che quell’incontro con l’ad, chiestogli da Romeo più volte, l’imprenditore l’aveva ottenuto in assoluta autonomia. L’appuntamento c’è stato e Marroni, che ieri ribadiva la correttezza dell’operato Consip, ha dovuto anche rendere conto ai carabinieri: «Ho conosciuto Romeo in Consip, chiese un incontro per parlare in generale del suo gruppo; devo dire che dimassima ricevo tutti i fornitori».

LE DAZIONI
Il “sistema” di corruzione e la rete di relazioni sono stati ricostruiti attraverso i “pizzini” recuperati nella discarica di Roma, i documenti sequestrati a Romeo, le centinaia di intercettazioni e le dichiarazioni di Marco Gasparri. A margine, le dazioni in chiaro, come i 60mila euro di finanziamento alla Fondazione Open di Matteo Renzi e i regali a politici facilitatori, come il soggiorno pagato a Russo. E la fuga di notizie che ha ostacolato le indagini. La “svolta” per Romeo avviene all’improvviso. E il sospetto dei pm è che l’imprenditore napoletano sia arrivato proprio all’ad di Consip attraverso Carlo Russo e Tiziano Renzi. Dice Gasparri a verbale: «Romeo aveva detto di avere fatto un intervento sui vertici della Consip attraverso il massimo livello politico; non mi disse chi era il politico o politici presso i quali era intervenuto, ma mi disse che si trattava del livello politico più alto». In proposito mi chiese se io avessi registrato, a seguito di tale intervento un cambiamento di atteggiamento dell’ad di Consip Marroni nei suoi confronti, tale ossessione del Romeo derivava dal fatto che riteneva di essere vittima di un complotto all’interno di Consip e di essere discriminato, nel senso che riteneva che i vertici Consip favorissero la società Cofely, capogruppo di un raggruppamento temporaneo di imprese di cui faceva parte anche una società riconducibile a tale Bigotti, imprenditore che, a suo dire, era legato all’onorevole Verdini. Per tale ragione Romeo diceva di avere operato ultimamente un intervento sull’ad Marroni per il tramite «del più alto livello politico».

LE GRADUATORIE
È il 19 gennaio 2016 quando viene intercettata una conversazione tra Romeo e il suo fedelissimo Bocchino: «Quindi io escludo che se noi non ci agitavamo, come ci siamo agitati l’operazione era... chiuditi in Campania, questa è la Campania statti buono, arrivederci e grazie». L’esito ufficiale della gara, in realtà, sarebbe stato definito solo nell’aprile successivo. Ma Romeo lo conosce già, grazie al suo aggancio e Gasparri conferma: «Romeo mi dimostrò di conoscere nel dettaglio la graduatoria provvisoria prima che questa venisse resa pubblica».

LA FONDAZIONE OPEN
È ancora un’intercettazione tra Bocchino e Romeo a rivelare che l’imprenditore ha destinato un finanziamento a Matteo Renzi. I carabinieri hanno ricostruito che i 60mila euro di cui parla Bocchino sono stati incassati dalla Fondazione Open che fa capo all’ex premier. Le coop vincono perché portano voti, spiega Bocchino: «È chiaro che la politica ha il problema del territorio, perché un politico può venire da te a chiederti 60mila euro che ti ha chiesto Renzi, ma i mille pulitori sul territorio, sono mille persone che danno cinquemila euro ciascuno, sono mille persone che quando voti si chiamano i loro dipendenti, tu i tuoi dipendenti manco sai chi sono non te li puoi chiamare per dire votate a tizio, a caio o a sempronio nel tuo modello, no? Il pulitore che c’ha cento dipendenti, quello si chiama le cento famiglie e dice senti a sindaco dobbiamo votare questo per questa ragione, quindi secondo me non c’è una scelta politica».

LA FUGA DI NOTIZIE
Romeo era arrivato in alto, sapeva di essere intercettato e indagato prima della perquisizione. Per i pm un ruolo fondamentale lo avrebbe avuto Bocchino «capace di accedere a informazioni riservate anche grazie al suo trascorso di deputato e membro del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti e con perduranti contatti con sedicenti ed effettivi appartenenti all’intelligence, nonché con politici e pubblici funzionari in posizione apicale». A Gasparri l’imprenditore napoletano chiedeva di lasciare il cellulare a casa prima dei loro incontri. Poi nel suo ufficio accendeva la tv per impedire le intercettazioni. Per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento sono indagati il ministro allo Sport Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette, e il generale Emanuele Saltalamacchia. Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA