Grillo: «Renzi scrofa ferita». Una campagna di sproloqui

Mercoledì 23 Novembre 2016 di Mario Ajello
Grillo: «Renzi scrofa ferita». Una campagna di sproloqui
ROMA Le campagne elettorali, basti pensare a quella del ‘48, in cui Togliatti voleva spedire De Gasperi in America «a pedate nel sedere», sono sempre state hard. Stavolta si poteva pensare che, in nome del rispetto della Carta Costituzionale cioè della Bibbia laica della nazione e in tempi di presunta de-ideologizzazione delle passioni politiche, lo spartito potesse essere meno farneticante. E invece, no: a dispetto di tutti gli inutili appelli a «decidere sul merito del quesito». La materia del contendere è dunque diventata la «scrofa». «Renzi ha una paura fottuta del voto del 4 dicembre, come una scrofa ferita», è il duro attacco di Beppe Grillo. Il quale unendo la nuova sparata a quella immediatamente precedente, dell’altro giorno, avrebbe potuto specificare: «Una strofa ferita serial killer della vita dei nostri figli». E insomma l’escalation della violenza verbale e il degrado del dibattito referendario ogni giorno propongono una sorpresa e una nuova immagine demonizzante. Per esempio, l’ex montiano Giuliano Cazzola ha detto che se vincessero i grillini «i carabinieri dovrebbero fare un colpo di Stato». Addirittura? Il colpo di Stato lo stanno facendo quelli del Sì», giura Calderoli il leghista. Mentre alla maniera di Bossi che minacciava di «oliare i nostri kalashnikov» per la secessione, un consigliere M5S di Mirandola ha avvertito: «Pier Ferdinando Casini vota Sì? Vado ad oliare la doppietta». 

L’APOCALISSE
Il linguaggio violento (la «scrofa ferita» che sostituisce il maiale scannato e non ha nulla del surreale e innocuo «maiale nel corridoio» che è una delle nuove metafore del bersanese) e il lessico apocalittico, volgare, insensato rischiano di prendere il sopravvento su tutto. Eccitando le tifoserie, in particolare sui social media. E se questo incrudelirsi delle parole è stato pensato, oltre che per sfogare le proprie rabbie e le proprie paure (della serie: se vincono gli altri, non faranno prigionieri; se vincono gli altri, chiediamo l’invalidità del voto), anche come espediente per portare il referendum al centro dell’attenzione degli italiani, il risultato potrebbe essere l’opposto. Quello del rigetto. All’«accozzaglia» del No (copyright Renzi), vengono contrapposti fotomontaggi mostrificanti (con Verdini nella parte del demonio) dell’«accozzaglia» renzista. Se vince l’«accozzaglia» del Sì, Antonio Ingroia, proprio lui, il perdente di insuccesso, tuona con qualche incertezza sintattica: «Se Renzi e Boschi avranno la maggioranza, si soddisfano le esigenze di lobby occulte. Anche criminali». Matteo e Maria Elena come Bonnie and Clyde, anzi peggio: come emissari delle cosche? Comunque se vince il Sì, parola della Boschi, «l’Italia sarà più forte anche contro il terrorismo internazionale». Dunque, nei rifugi di Raqqa gli uomini del Califfo staranno tifando contro il «piano di rinascita di Licio Gelli, che si vuole impiantare in Italia con il Sì», almeno a parere del solito Beppe. Mentre per Di Maio si potrebbe risolvere il problema della fuga dei cervelli: «Se vince il No, gli italiani che sono andati via dal nostro Paese torneranno in patria». E se la spunta il Sì? «La Sanità non potrà che migliorare - assicura la Boschi - e daremo ai malati di cancro cure migliori». D’Alema intanto ha dato del rimbambito a qualsiasi vecchietto che non vuole votare come vuole lui. «Gli anziani votano Sì, perché non capiscono il quesito», parola di Max. Che in questo ricorda Berlusconi - oggi impegnato a parlare di ricatti referendari contro le sue aziende - il quale a suo tempo definì «coglioni» gli elettori di centrosinistra. Mentre uno che non la beve è Cecco del Caravaggio. Chi? Lo storico dell’arte Tomaso Montanari illustra su Facebook un dipinto dicendo: «In questa profezia pittorica di 400 anni fa, Cecco del Caravaggio ci mostra la vittoria del No al referendum, mentre caccia dal tempio della democrazia italiana la finanza internazionale».

I PARTIGIANI 
Spropositi e deliri. Evocazioni di complotti e di disastri (esempio: «Sarà un Natale con la Casta», prevede il ComitatobastaunSì se vince il ComitatobastaunNo). Pronostici di dittatura semplice («La democrazia è in pericolo», giura Giggino de Magistris) o di totalitarismo al cubo: «Renzi farà, con meno violenza, meno arresti, meno morti ciò che hanno già fatto Mussolini, Franco, Salazar, Ceaucescu, Erdogan», assicura il fittiano Maurizio Bianconi. Guai a considerare tutto ciò folklore. Fabrizio Cicchitto, di Ncd, infatti non si dà pace: «Serial killer, scrofa ferita e via dicendo, allora Grillo è un terrorista della parola che vuole portare questo Paese sull’orlo di una guerra civile. Anzi, di una guerra incivile». Con tanto di partigiani di ritorno. «Quelli veri» votano per il Sì, afferma la Boschi, quelli falsi - cioè iscritti all’Anpi ma imboscati ai tempi della Resistenza? - sfilano insieme a Casa Pound.
Ecco, «il clima è aberrante, ma non è colpa mia», giura Renzi citando Napolitano. Di sicuro, però, il sogno di fare della campagna elettorale una grande occasione di civilizzazione del dibattito pubblico, è malinconicamente svanito.
Ultimo aggiornamento: 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA