Fagioli, il guru radical-chic che inventò l’analisi collettiva

Martedì 14 Febbraio 2017 di Mario Ajello
Fagioli, il guru radical-chic che inventò l’analisi collettiva
I «fagiolini» sono rimasti senza guru. Massimo Fagioli è morto e l’esercito degli orfani - guidati da due star: Fausto Bertinotti e Marco Bellocchio - giustamente non si dà pace.

Stranoto e leggendario a Roma già dagli anni ‘70, poco conosciuto fuori dal raccordo anulare e dai ritrovi giusti, Fagioli era lo psicoanalista che dava la linea, anche politica; l’animatore di assemblee trasformate in psicoterapia di gruppo; l’idolo delle signore romane dei salotti radical-chic, di schiere di freudiani pentiti («Freud? Un imbecille!», assicurava il re dei «fagiolini»), di seguaci giovani e attempati in crisi esistenziale, di plotoni di militanti che a sinistra si rivolgevano a lui e potevano dirsi massimalisti nel senso di: «Massimo, dacci la linea!». E il Maestro, che ora è morto a 85 anni, aveva fascino e carisma, una sua genialità e una sua astuzia. E l’indecifrabilità scientifica è stata la chiave del suo successo pop. Scandito in opere come: Teorie della nascita e castrazione umana, La marionetta e il burattino, Istinto di morte e conoscenza. Grazie a me la psiche dell’uomo entra in politica: di questo era convinto, di questo ha convinto sterminate tribù, tra millenarismo, nuovo umanesimo, amore&psiche e ammonimenti del tipo: «Il desiderio di succhiare lo sperma fisico è cecità» oppure «bisogna distinguere la buccia dal fico, non fare come gli antichi che mangiavano la buccia e buttavano il fico». 

SUPER IO 
Era una sorta di Super Io del goscismo alla moda. «Freud racconta solo fregnacce», era uno dei suo mantra psicoterapeutici diffusi dal cuore di Trastevere, in via Roma Libera numero 23, all’angolo di piazza San Cosimato, che era il cuore della predicazione (gratuita) del santone e qui sabato ci sarà una cerimonia in suo ricordo. La toponomastica «fagiolina» comprende anche la casa editrice l’Asino d’oro e Left, settimanale d’area vendolismo spinto (ma il Mastero su Nichi: «Non può essere omosessuale, cattolico e comunista allo stesso tempo, va curato» e comunque «l’omosessualità non fa star bene») di proprietà del figlio di Raul Gardini (Ivan) e del marito di sua sorella Ilaria: l’ex enfant prodige di certo sinistrismo che risponde al nome di Luca Bonaccorsi. E così Left saluta adesso il suo sacerdote: «Massimo ossigenava il pensiero degli altri». Per esempio con la sua celebratissima «Teoria sulla nascita»: «Il pensiero umano inizia dalla nascita con la reazione alla luce, attraverso la retina, del corpo del neonato».

Anche a Bellocchio, il fascinoso Max ha insegnato a guardare e a pensare e magari pure a girare? «Tutti hanno sempre detto che i film che mi ha ispirato Fagioli sono i miei peggiori, ma io penso che non sia così», assicura il regista del Diavolo in corpo (pellicola «fagiolina») e dei Pugni in tasca e di Buongiorno notte che sono di gran lunga più riusciti. «Fagioli mi ha salvato al vita», dice Bellocchio: «La cultura ufficiale lo ha sempre osteggiato. Ha cercato di soffocare e di negare la sua straordinaria capacità di curare la malattia mentale». Bellocchio con Fagioli ha scritto anche il film La condanna, che gli è costato un’accusa di apologia dello stupro. Ma a un certo punto il regista comincia ad allontanarsi dal Maestro, perché sentiva la sua figura troppo invadente nella sua psiche: «Quando facevo il film sulla moglie e il figlio segreti del Duce, intitolato Vincere, qualche compagno diceva che per me Mussolini era Fagioli e quindi per non offendere Fagioli non avrei dovuto fare quel film». E quando nel 2011 a Bellocchio viene dato il Leone d’Oro a Venezia, il cineasta nel ringraziare per il premio non citò il Maestro e questo ci restò male. Si narra di un litigio tra i due nel quale - ma chissà se è vero - Marco tirò in faccia a Massimo la statuetta della vittoria. 

Con Bertinotti, il santone della psiche - questa sorta di Verdiglione del socialismo dal volto umano - le nozze intellettuali si ruppero quando Fagioli e i «fagiolini» volevano mettere le mani sul quotidiano rifondarolo Liberazione e Fausto si mise di traverso. Il nocciolo del pensiero del guru, nonostante rotture politiche e personali e smentite pratiche, è comunque rimasto intatto fino alla fine: «Una persona sana di mente non può non essere di sinistra». Sarà per questo che qualche «fagiolino» critico dubita che Fagioli fosse davvero di sinistra. 
Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA