Luis de Guindos: «Barcellona da sola è senza futuro»

Martedì 3 Ottobre 2017 di Umberto Mancini
Luis de Guindos: «Barcellona da sola è senza futuro»
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«E’ stato un referendum senza importanza perché nessuno il giorno dopo parla dei risultati. Era solo un iter procedurale, illegale e incostituzionale. Tutti sapevano che non c’era nessun tipo di controllo ai seggi, nessuna garanzia. Il referendum era solo una scusa per poi arrivare alla dichiarazione di indipendenza da parte della Catalogna, indipendenza che non verrà mai concessa». E’ durissimo il giudizio di Luis de Guindos, ministro dell’economia spagnola, che ha partecipato ieri al foro Italia-Spagna organizzato dall’Arel di Enrico Letta e che al termine del vertice ha incontrato i giornalisti. «L’indipendenza - spiega de Guindos - non ci sarà mai. Primo per ragioni di legalità, secondo per motivi di razionalità economica». 

La Catalogna vale circa il 19% del Pil spagnolo e paga 10 miliardi di tasse. Se dovesse staccarsi dalla Spagna, uscirebbe anche dall’Europa, con ripercussioni pesanti per banche e industrie, oltre che per i cittadini?
«Non verrà permesso che questo accada».

Domenica ci sono state violenze ai seggi, con centinaia di feriti e scontri durissimi. L’immagine della Spagna è stata gravemente danneggiata?
«La Spagna è una democrazia solida e avanzata. Il governo ha soltanto sostenuto e difeso la legalità, mentre l’amministrazione della Catalogna si è messa fuori dalle regole. Abbiamo vissuto momenti di grande tensione e siamo tutti tristi per i feriti e i contusi, ma i principi vanno fatti rispettare. Abbiamo applicato le leggi e la Costituzione». 

Ma non pensate che forse sarebbe opportuno tentare di ricucire, magari concedendo maggiore autonomia finanziaria, fissando un tavolo su cui discutere le tematiche fiscali, uno dei nodi all’origine della protesta?
«Vorrei ricordare la volontà dell’esecutivo Rajoy di dialogare e negoziare con le parti. L’abbiamo detto e ripetuto ma la controparte non ne vuole sapere. La Catalogna, anche recentemente, non si è mai presentata alle riunioni dei governatori delle varie regioni per parlare di bilancio e delle modalità di finanziamento delle varie autonomie. Il loro unico obiettivo è quello di dichiarare l’indipendenza».

Che avrebbe conseguenze negative per tutta l’Europa?
«Ripeto. Non accadrà. E’ illegale. La Catalogna avrà prosperità e sviluppo nel quadro del progetto spagnolo. Non fuori. Abbiamo vissuto 40 anni, dopo l’approvazione della Costituzione, di crescita e prosperità sociale e, dopo l’ultima crisi di 10 anni fa, di ripresa. Credo sia meglio per la Spagna e meglio per la Catalogna che si proceda così».

Lei in una recente dichiarazione ha sostenuto che l’uscita dall’Europa sarebbe un suicidio economico finanziario?
«Il progetto della Spagna è quello migliore possibile per i catalani».

Ma la tensione non sembra allentarsi. E’ in vista uno sciopero generale a favore della secessione?
«Lo sciopero non ha senso. Mi auguro che si trovi una soluzione ma certo con lo sciopero non si risolve nulla. Dobbiamo ritornare sulla strada della legalità perchè solo in questo modo si possono individuare delle soluzioni e risolvere le cose»

Come intende muoversi il governo?
«Il governo intende continuare il dialogo nel quadro costituzionale e negoziare con tutti i partiti».

Ma se domani Barcellona dichiarasse l’indipendenza?
«Se così fossi il governo prenderà le dovute contromisure».

Anche alla luce di quanto accaduto, come vi comporterete con l’Opa di Atlantia su Abertis?
«Il governo spagnolo avrà un atteggiamento neutrale dal punto di vista della nazionalità. Bisognerà applicare le norme del mercato dei capitali ed esiste un’autorizzazione specifica che deve ottenersi».

 
Ultimo aggiornamento: 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA