Connectography, mappa visionaria del nuovo mondo

Lunedì 3 Ottobre 2016 di Marco Ventura
Connectography, mappa visionaria del nuovo mondo
Va detto. “Connectography”, del quarantenne Parag Khanna, geo-stratega futurologo e super-consulente di origini indiane che insegna a Singapore, è uno dei testi più intelligenti degli ultimi anni. In Italia è pubblicato da Fazi ed è il terzo volume di una trilogia che ridisegna l’avvenire. Politicamente scorretto, visionario e insieme pragmatico, il messaggio che lancia è secco e semplice: «Le carte geografiche del futuro dovranno via via raffigurare sempre più connessioni e sempre meno divisioni». Proprio nel momento in cui sembrano trionfare i particolarismi, la difesa dei confini e degli Stati nazionali, soprattutto in Europa che si chiude a riccio verso i migranti da Africa e Medio Oriente, la direzione del mondo è tutt’altra. «La posta in gioco più alta è la transizione da un mondo di confini nazionali a un mondo di flussi e attriti».

SORPRESE
La suggestione del giovane indiano che vede nella Cina la strategia vincente, fondata sulla connettività intesa non solo come rete globale digitale ma come continuità di infrastrutture fisiche, va oltre l’emergenza migratoria delle guerre; vede nei cambiamenti climatici e nella demografia le spinte verso mappe nuove, che non sono futuristiche («Il futuro arriva sempre prima di quanto ce lo aspettiamo») ma realiste. Così la Groenlandia diventa il Paese nel quale investire perché da 4 milioni di abitanti ne ospiterà fino a 400 milioni e i prezzi delle casette a Nuuk si impenneranno più che a Manhattan o Tokyo. Il mondo è interconnesso: gli operai asiatici sottopagati tengono basso il costo dei telefonini, l’assalto jihadista a una raffineria in Arabia Saudita fa schizzare in alto il prezzo del petrolio. Il pianeta non funziona per gradi di separazione, ma per “supply chain”, catene di approvvigionamento. 
E la politica estera si fa non più coi carri armati, ma con la posa dei cavi a fibre ottiche sottomarini. Sciocco restare ancorati come in Europa al dibattito su muri e accoglienza. Ma se Khanna è progressista sul fronte migratorio, è politicamente scorretto su quello del welfare e della globalizzazione. E osa scrivere che «avere poco commercio è un problema molto peggiore di avere un commercio ingiusto, avere pochi accessi a Internet è un problema molto peggiore del “digital divide”. Avere poca creazione di ricchezza è un problema molto peggiore delle diseguaglianze, avere pochi raccolti geneticamente modificati è un problema molto peggiore del dominio delle multinazionali agricole». 

INTERPRETI
È l’interconnessione a rompere i confini. Il liberismo assume la dimensione di una ideologia futuristica che vede nella Cina post-ideologica la migliore interprete del domani. E i no-global? Hanno sbagliato, rappresentavano «istanze che andavano dai sindacati occidentali agli agricoltori africani». Ma quel movimento «è finito». E infatti, l’ultima copertina dell’Economist è dedicata proprio agli errori dei no-global: «Why they’re wrong». Perché hanno torto. Sottotitolo: «Report speciale in difesa della globalizzazione». 
Prima che l’antico super-continente Pangea ridiventi fra 100 milioni di anni il nuovo super-continente Amasia, le mappe della Terra saranno così riscritte attraverso «linee di trasporto prive di interruzione, infrastrutture energetiche e di comunicazione fra tutti gli abitanti e le risorse del pianeta». E nascerà, è già nata, una nuova “connettografia” fondata da un lato sul decentramento, «la più potente forza politica della nostra era», dall’altro sull’aggregazione: «più piccole diventano le unità politiche, più si devono fondere».

TRAGUARDI
Le alleanze infrastrutturali già sostituiscono quelle militari sicché «la geopolitica, in un mondo connesso, si gioca sempre meno sulla mappa del Risiko della conquista territoriale e sempre più nel Matrix dell’infrastruttura fisica e digitale». L’orizzonte dello Stato è troppo stretto. E non è detto che il superamento del welfare nazionale non possa portarci verso un mondo migliore. «La connettività globale è un’opportunità per trasformare sia la nostra cartografia che la nostra etica». E infatti. «Non c’è azione morale più alta che fare in modo che le persone possano andare ovunque hanno bisogno di andare, che si tratti di fuggire da disastri naturali e guerre o cercare lavoro, e permettere a tutti l’accesso alle risorse mondiali di acqua, cibo ed energia»
Russia e Canada i Paesi del futuro, la Groenlandia anche di più. La Cina ha capito tutto. America ed Europa devono impegnarsi per capire come va il mondo, ma soprattutto “dove” va. Il riscaldamento progressivo del pianeta sposterà masse immense da Sud a Nord. E le frontiere saranno travolte non solo da milioni di migranti, ma da milioni di chilometri di asfalto e fibre ottiche. 
 
Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 11:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA