Banca Popolare di Bari, i conti dello scandalo: nelle carte Parnasi e i diamanti

Mercoledì 18 Dicembre 2019 di Valentina Errante
Banca Popolare di Bari, i conti dello scandalo

Ventiseimila investitori avevano chiesto di rientrare in un profilo prudente, ma solo in 300 casi la Popolare di Bari, al momento di piazzare le proprie azioni e obbligazioni, ha limitato i rischi. È solo una delle tante irregolarità che emerge dalla relazione degli ispettori Consob che, da giugno ad ottobre 2016, hanno verificato le modalità di immissione dei titoli nel 2014 in vista della ricapitalizzazione. Dagli atti emerge come la banca abbia considerato parte del portafoglio di investimenti dei clienti anche i depositi bancari, come abbia bloccato la possibilità di modificare i profili di rischio da 360 giorni a 999 e indotto gli investitori a vendere titoli sicuri. Sul tavolo ci sono anche le conclusioni degli 007 di Bankitalia, che hanno verificato le esposizioni più rischiose, come quella del gruppo Parnasi, l’imprenditore finito in carcere che avrebbe voluto costruire lo stadio della Roma. E dopo il commissariamento, spunta anche un audio (pubblicato da fanpage.it) che la Procura ha acquisito: una conversazione del 10 dicembre tra l’ex presidente Gianvito Giannelli e l’ex ad Vincenzo De Bustis, indagato, che descrive la drammatica situazione dell’istituto.

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I RISCHI
Il grado di conoscenza delle obbligazioni nel questionario riservato alla clientela, spiega la Consob allora presieduta da Giuseppe Vegas, era contenuto in un’unica domanda riferita genericamente a «obbligazioni non di Stato, obbligazioni strutturate, obbligazioni subordinate». Si legge: «L’obiettivo di investimento di tipo conservativo era associato solo a 300 clienti, benché oltre 26 mila (più della metà del totale) avessero dichiarato espressamente, nelle domande relative agli obiettivi di volere prioritariamente proteggere il capitale».

I DIAMANTI
Nella gamma di offerte e investimenti viene proposto alla clientela, in partnership con il gruppo Intermarket Diamond Business (Idb), l’acquisto di diamanti certificati; l’attività, avviata a ottobre 2015 ha portato alla sottoscrizione di 133 contratti per 2,8 milioni, ma a ottobre 2016 il cda approva la risoluzione anticipata dell’accordo con Idb e la stipula, in sostituzione, con Diamond Private Investment, che si impegna a investire 500 mila euro all’anno in azioni della BpB.

I DEPOSITI
Per valutare i profili la banca considerava anche le movimentazioni dei conto corrente. Annotano gli ispettori: «Il controllo di rischio puntuale prevedeva il raffronto tra il grado di rischio sintetico dello strumento finanziario con il profilo di rischio complessivo del cliente. La singola operazione veniva ritenuta adeguata se il totale delle attività investite era costituito in prevalenza da strumenti finanziari con rischio pari o inferiore a quello assegnato al cliente». E ancora: «Nella determinazione del portafoglio, oggetto di tale valutazione, venivano inclusi anche i depositi cash, ad esempio le giacenze di conto corrente, considerati strumenti d’investimento di tipo monetario e, dunque, a “rischio basso”».

I DISINVESTIMENTI
Risulta che il 22% dei clienti che nel 2014 ha contribuito alla ricapitalizzazione acquistando i titoli della Bpb «aveva sottoscritto una o più operazioni di disinvestimento per creare le disponibilità. E tra i disinvestimenti ci sono anche titoli sicuri come quelli di Stato. «In particolare - annota Consob - la provvista proveniente da disinvestimento, poi utilizzata per la sottoscrizione dell’aumento di capitale, ammonta a 135 milioni di euro, pari al 23% del totale collocato (500 milioni)».

Sono invece gli ispettori di Bankitalia a sottolineare: «Nel governo di alcune delle principali relazioni creditizie pur prendendo atto della più prudente impostazione seguita negli ultimi dodici mesi (sotto la guida dell’ex ad Giorgio Papa, ndr), si rilevano profili di debolezza dovuti alla mancata definizione da parte del cda di chiari indirizzi su tempi e modalità di rientro dalle esposizioni e una gestione improntata a tolleranza relativamente ai gruppi Maiora, Parnasi nonché Barietitrice srl.

L’AUDIO 
«Quando sono arrivato la prima volta c’era un signore con i capelli bianchi a capo della pianificazione e controllo, a cui chiesi di vedere i dati delle filiali. Tutti truccati». Così parla De Bustis nell’audio acquisito dai pm, che hanno aperto l’ennesimo fascicolo sulla Popolare. L’ex ad aggiunge: «È stato veramente irresponsabile quello che è successo negli ultimi tre, quattro anni. Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management». E il credito «è stato la palla di piombo che ha distrutto il patrimonio» della banca. «Alla fine sarà la distruzione, 800-900 milioni». Di fronte a tutto questo «un piano di ristrutturazione è imprescindibile, Bankitalia è con noi», argomenta sottolineandone l’importanza anche di fronte all’Ue.

E a tre giorni dal commissariamento, l’ex presidente Giannelli assicura che «non c’è rischio» perché «c’è un piano industriale serio che prevede gli interventi di investitori istituzionali, una parte pubblica e una parte privata, cioè il Fondo interbancario, con un percorso light, non stiamo parlando di Genova, passata per il commissariamento, e meno che mai delle banche venete». Un «percorso di messa in sicurezza» che «è assistito dalla Vigilanza», sarà «molto breve per i primi passaggi, penso che si chiuderà prima di Natale».
 

Ultimo aggiornamento: 13:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA