Orlando: «Il governo non si esaurisce con la riforma elettorale»

Domenica 4 Giugno 2017 di Marco Conti
Orlando: «Il governo non si esaurisce con la riforma elettorale»
Ministro Orlando, continua a non piacerle la legge elettorale o a voi dell’opposizione puntate sulle modifiche per cambiare idea?
«In direzione - risponde il ministro della Giustizia, leader della minoranza democrat dopo le primarie dell’aprile scorso in cui ha sfidato Matteo Renzi - noi abbiamo già contestato l’impianto. Non ci convince perché aumenta in maniera esponenziale il rischio di maggioranze eccessivamente eterogenee e questo non va nella direzione della governabilità. Avevamo messo in conto una riproporzionalizzazione del sistema ma pensiamo che si poteva lavorare affinchè fosse meno forte».

Perchè non ci si è riusciti?
«Aver indugiato per tre mesi sul Mattarellum, quando era evidente che non sarebbe andato da nessuna parte, ha alla fine consentito si formasse un asse iper-proporzionalista tra Grillo e Berlusconi dal quale ora è difficile prescindere».

Ma con questi numeri in Parlamento, quale legge concretamente si poteva fare se non qualcosa di ancor più proporzionale come l’Italicum?
«Penso che ad un certo punto c’era la possibilità di lavorare sul premio di coalizione. C’è stata una finestra anche dove lo stesso Rosatellum poteva essere una scelta meno traumatica del passaggio a questo sistema proporzionale. La politica è anche scelta dei tempi. Ammetto che a questa situazione hanno anche concorso in diversi. Come i “no” di Articolo 1, ma credo si potesse lavorare con maggiore determinazione per una legge che diminuisse il rischio di dover poi fare quelle alleanze che comunque - al di là delle demonizzazioni - sono difficili da spiegare e altrettanto da far funzionare».

A meno che, come dice Renzi, il Pd non prenda il 40%. Ci crede?
«Questo è un auspicio che tutti condividiamo e faremo di tutto perché questo avvenga, ma un sistema elettorale non si concepisce solo per l’oggi. Si concepisce in assoluto e comunque sia un sistema proporzionale con queste caratteristiche rende congenito il rischio».

Tutta colpa del 4 dicembre - come sostiene Renzi - se siamo a questo punto? Come si fa con tre poli e senza il ballottaggio a sapere chi ha vinto la sera stessa del voto?
«Con tre poli era possibile pensare ad un premio alla prima lista, o a un premio alla coalizione o, ancora, al Rosatellum. Sicuramente l’esito del referendum non poteva non determinare una proporzionalizzazione del quadro, ma il punto fondamentale è se doveva essere così drastica. Se si doveva passare così dal bianco al nero. In mezzo c’era lo spazio della politica che non è stato utilizzato. Fissarsi sul Mattarellum ha permesso a FI e M5S di costruire un asse dove il Pd è rimasto schiacciato».

Ora stanno lavorando a modifiche
«Nella riunione della direzione Pd è stato votato un modello con alcuni requisiti. Mi auguro non ci si allontani troppo da quel sistema altrimenti non è quello che è stato deciso, seppur a maggioranza».

L’iter di approvazione della legge elettorale ha tempi stretti. La fretta serve per votare presto o per lei l’approvazione del sistema elettorale non è legato ad una possibile fine anticipata della legislatura?
«Sono valutazioni che competono al capo dello Stato sulle quali penso che fin troppo si sono cimentate le forze politiche. E’ una prerogativa, lo scioglimento delle Camere, che la nostra Costituzione assegna solo al capo dello Stato».

D’accordo, ma lei che ne pensa?
«Ho sempre detto che si può andare a votare quando c’è una legge elettorale. Naturalmente sperando che la legge elettorale aiuti a fornire un quadro di governabilità. Se invece è una la legge elettorale che ci rimanda a votare dopo sei mesi non vedo dove sia la fretta».

C’è un rischio ingorgo tra urne, formazione del governo e sessione di bilancio? 
«Questo è indubbiamente un problema che va affrontato. Le ipotesi in campo sono diverse. Vediamo qual è quella più funzionale qualora il Capo dello Stato decida di interrompere anticipatamente la legislatura. Ma penso che il presidente partirà proprio da questa valutazione».

L’esecutivo Gentiloni è nato per permettere al Parlamento di fare una legge elettorale. Ritiene che dopo l’approvazione delle Camere del sistema tedesco anche il governo abbia esaurito la sua funzione?
«No, perchè di cose in cantiere ce ne sono diverse. Occorre decidere quale pacchetto di interventi vogliamo portare a casa da qui allo scioglimento delle Camere. Privilegerei le cose che non è detto si possano realizzare nella prossima legislatura: riforma del penale, ius soli. Magari prendiamo il 51% e ce le facciamo da soli, ma magari in un accordo con Berlusconi non sarà così semplice».

Crede ci siano ancora le condizioni per andare avanti? Alfano e tutto il suo partito in questi giorni sono molto duri con il Pd.
«Alfano paga un prezzo molto alto nel quadro politico che si va definendo. E’ comprensibile questo tipo di reazione. Mi auguro ci siano le condizioni per ricostruire un rapporto, se non altro perché va dato atto ad Alfano che senza una rottura con Forza Italia gran parte del percorso di riforme che sono state portate avanti non sarebbe stato possibile».

Cioè lei pensa che andasse aiutato abbassando la soglia del 5%?
«No, no. Non si costruiscono le leggi per aiutare le forze politiche. Penso però che un maggior coinvolgimento nella costruzione del percorso avrebbe dato possibilità, ad una forza che sta costruendo la sua identità, di difendersi in uno scenario nuovo».

Alla vostra sinistra i rapporti non vanno meglio. Ritiene possibile un dialogo con “Mdp-Articolo 1” per il dopo o vede solo un’alleanza con FI?
«Io sono perché si lavori per mantenere aperto il campo del centrosinistra. Sono perché si agisca su tutti piani, sia a livello sociale che politico, affinché questa prospettiva resti aperta. E’ però certo che alcune posizioni, come quella che ho letto nell’ultima intervista di D’Alema, non aiutano».

Cioè che occorre abbattere Renzi per rifare il centrosinistra?
«Una posizione che lui stesso avrebbe definito minoritaria e di testimonianza. L’idea che tutto si risolva personalizzando somiglia molto alla stagione in cui si diceva che l’unità a sinistra era irrealizzabile perché c’era Craxi. E’ una concezione dei processi politici legata ad una personalizzazione che non ha mai fatto parte della nostra tradizione. Credo invece che se c’è la politica in campo si contengono anche le distanze personali».

Sono possibili accordi o desistenze con Mdp?
«Questo non lo so. Mi auguro però che riprenda una discussione meno segnata dalle ultime vicende e farò di tutto affinché possa avvenire».

Come sceglierete i candidati? 
«Mi auguro con il più ampio coinvolgimento del partito. Penso già adesso sia utile investire il partito di una discussione sulla legge elettorale. Facciamo bene a prendere in giro il M5S quando fa i referendum con pochissimi click, ma i nostri iscritti e militanti rischiano di partecipare meno in un passaggio che comunque segnerà una fase politica molto importante».

Nel 2013 la segreteria Bersani tenne per sé un centinaio di posti sicuri, anche a Renzi verrà permesso?
«Non lo so, ne discuteremo. Mi ricordo solo che io le primarie me le sono vinte, non ero in quei cento».
 
Ultimo aggiornamento: 11:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA