Veneto Banca, l'ombra della prescrizione

Domenica 13 Dicembre 2020
Veneto Banca, l'ombra della prescrizione
L'INCHIESTA
TREVISO Oltre mille azionisti per 109 costituzioni di parte civile: tutti ammessi e non solo per il reato di aggiotaggio, come chiedeva la difesa, ma anche per ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. Ma sull'intero processo pesa come un macigno la prescrizione, pronta a scattare il prossimo autunno. Ma l'udienza di ieri del processo all'ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli si è conclusa con una prima piccola vittoria per gli azionisti coinvolti nel naufragio dell'istituto bancario. In totale, il giudice per l'udienza preliminare Gian Luigi Zulian ha ammesso, finora, 109 parti civili in rappresentanza di circa 1.000 risparmiatori, che potranno esercitare l'azione civile in sede penale. Rinviata invece alla prossima udienza, il prossimo 9 gennaio, alle 9,30, la discussione sulla richiesta di citazione in giudizio dei responsabili civili. «Da individuarsi, secondo noi, oltre che nell'imputato e in Veneto Banca Lca (Liquidazione coatta amministrativa), anche in Banca Intesa (come concessionario delle attività) e, per altri, anche nella società di revisione» spiega l'avvocato Luigi Fadalti, uno dei legali che rappresenta i risparmiatori traditi.
LA DIFESA
«La decisione di accogliere le parti civili anche per il capo di imputazione relativo all'ostacolo alla vigilanza ci lascia frastornati - afferma l'avvocato Ermenegildo Costabile, legale difensore di Vincenzo Consoli -, visto che in casi analoghi, cito ad esempio la vicenda Mps e Popolare di Vicenza, sono state escluse. Altra questione riguarda chi ha aderito alle transazioni, di cui mancano i nominativi. Il giudice anche in questo caso, ha detto che sussiste la condizione per capire se i danni vi siano stati o no». Non che cambi molto, dal punto di vista difensivo, per il legale di Consoli. Anche perché le lancette dell'orologio continuano a correre e la prescrizione incombe. «Si prescriverà in autunno del prossimo anno, quindi anche senza adottare tutte le tecniche dilatorie legittime - è il pensiero di tanti avvocati di parte civile -, non è pensabile che si arrivi ad esaurire i due gradi di giudizio». Le parti civili si sono comunque dette soddisfatte, anche perché la difesa di Consoli puntava all'ammissione per il solo aggiotaggio. Diverso il quadro se si tirassero in ballo altri tipi di reati fallimentari. «Il tribunale di Treviso ha dichiarato lo stato di insolvenza della banca con sentenza di primo grado confermata in appello, sul quale pende un ricorso - spiega l'avvocato Fadalti -. Confermata l'insolvenza in Cassazione, c'è il presupposto per l'individuazione di carattere fallimentare per un reato che, ipoteticamente consumato nell'estate 2017, avrebbe un tempo di prescrizione di 10 anni».
LE ACCUSE
Consoli è accusato di aver comunicato a Bankitalia, tra il 2012 e il 2013, un patrimonio gonfiato, perché dai 2,3 miliardi dichiarati dovevano essere tolti 430 milioni di azioni baciate, 131 di accantonamenti su rischi aggiuntivi e ulteriori perdite su crediti per 1,1 miliardi, oltre a 600 milioni di euro in più di crediti in sofferenza. Se contabilizzati, il patrimonio da 2,3 miliardi sarebbe sceso a 613 milioni. Sull'ex popolare si era accentrato l'interesse degli ispettori della Banca d'Italia che avevano effettuato un accesso ai bilanci il 15 aprile e 9 agosto 2013, evidenziando come il valore delle azioni fosse incoerente con la situazione finanziaria della società e con il contesto economico. Il tutto portò a danni per circa 107 milioni di euro agli azionisti.
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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