Veneto Banca, c'è anche la truffa

Martedì 7 Dicembre 2021
Veneto Banca, c'è anche la truffa
L'INCHIESTA
TREVISO Nuovi sviluppi sul caso Veneto Banca. Da una parte lo slittamento a febbraio della sentenza nei confronti di Vincenzo Consoli nel processo in cui risulta l'unico imputato per aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza bancaria. Dall'altra la fissazione dell'udienza preliminare, sempre a febbraio, che lo vede imputato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata assieme ad altri quattro manager dell'ex popolare di Montebelluna. Tutto in otto giorni: il giudizio di primo grado verrà emesso il 4 mentre il 12 si torna in aula per il secondo filone d'indagine.
LEGITTIMO IMPEDIMENTO
La missione del tribunale di Treviso era quella di fare presto. Motivo per cui, dopo la chiusura dell'istruttoria dibattimentale di venerdì scorso, aveva già stabilito che dopodomani, giovedì 9 dicembre, si tenesse la requisitoria dei pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama. Venerdì 10 sarebbe poi stato il turno degli avvocati di parte civile, e lunedì 13 dell'arringa difensiva dell'avvocato Ermenegildo Costabile. Il 23 dicembre la sentenza, due giorni prima di Natale, quando il reato di falso in prospetto cadrà in prescrizione. Ma non sarà così. Su richiesta di legittimo impedimento della difesa dell'ex amministratore delegato ed direttore generale di Veneto Banca, il calendario è stato riformulato. Non cambia nulla: i termini di prescrizione sono stati sospesi. Quindi Consoli verrà giudicato per i reati di falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza bancaria (l'aggiotaggio si era già prescritto il 26 ottobre scorso, ndr). Si tornerà davanti al collegio il prossimo 20 gennaio, giorno della requisitoria dei pm. Il 21 sarà la volta delle parti civili e il 22 della difesa. Il dispositivo verrà poi letto dal presidente del collegio, Umberto Donà, il 4 febbraio. Ma la partita più importante, quella relativa alle truffe, scatterà otto giorni più tardi, quando sarà già a disposizione sia dell'accusa che delle difese un primo pronunciamento del tribunale.
L'ALTRO FILONE
Dopo i problemi al sistema informatico che avevano legato le mani alla Procura di Treviso, il troncone dell'inchiesta su Veneto Banca per l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata arriva dunque davanti a un giudice. Con lo stralcio di quattro posizioni sulle nove persone iscritte nel registro degli indagati, i magistrati Massimo De Bortoli e Gabriella Cama il prossimo 12 febbraio porteranno davanti al gup di Treviso l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale Vincenzo Consoli, l'ex condirettore generale ed ex responsabile dell'area commerciale Mosè Fagiani, l'ex responsabile della direzione centrale pianificazione e controllo Renato Merlo, il suo successore Giuseppe Cais, e l'ex direttore del settore Capital management Andrea Zanatta.
LE ACCUSE
Secondo l'accusa i cinque manager non potevano non sapere che il prezzo di collocamento era gonfiato. Anzi, sarebbe stato volutamente stimato al rialzo per coprire una situazione patrimoniale e finanziaria assai critica dell'ex popolare di Montebelluna. A supporto della tesi accusatoria, nel fascicolo dei pm è stata inserita anche la consulenza che in fase di indagine era stata affidata al professor Angelo Maglietta, docente di economia alla Iulm di Milano, che arriva a ipotizzare addirittura una sorta di frode bancaria. La perizia aveva il compito di far luce sulla metodologia che ha portato alla determinazione del valore delle azioni e, soprattutto, sulla stima del loro valore reale. Attraverso l'analisi dei documenti e un complesso calcolo matematico, il professor Maglietta è giunto alla conclusione che il titolo di Veneto Banca, nel periodo compreso tra il 2012 e il 2014, era stato sovrastimato del 77%. In altre parole il risultato è che il prezzo delle azioni, nel 2012 pari a 40,25 euro, nel 2013 a 40,75 euro e nel 2014 sceso all'incirca a 39 euro, era in realtà di 9,11 euro nel 2012, 9,19 euro nel 2013 fino agli 8,04 euro del 2014. Un danno netto provocato alla clientela stimato dalla Procura trevigiana in oltre 107 milioni di euro.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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