Unicredit, dopo il no alla guida di Hsbc parte in salita il piano-tagli di Mustier

Martedì 25 Febbraio 2020
Unicredit, dopo il no alla guida di Hsbc parte in salita il piano-tagli di Mustier
RETROSCENA
ROMA «A seguito della recente copertura mediatica sul futuro dell'ad di UniCredit, il gruppo rende noto che Jean Pierre Mustier ha confermato che resterà alla guida della banca». Così ieri una nota dell'istituto ha confermato l'indiscrezione di domenica sulla rinuncia di Mustier a guidare il colosso Hsbc. La nota ricorda inoltre che Mustier ha da poco «lanciato il nuovo piano, Team 23, e che l'intero management team è totalmente focalizzato sulla piena riuscita della sua esecuzione».
I PRO E I CONTRO
Che cosa è accaduto tra giovedì 20, quando sono circolate le indiscrezioni sulla sua candidatura al timone di Hsbc, a domenica 23, quando Mustier avrebbe telefonato al presidente di Hsbc, Mark Tucker, per comunicargli la sua rinuncia? Due cose. La prima è che Mustier si sarebbe reso conto che l'altro candidato, Noel Quinn, nei sei mesi di reggenza alla guida del gigante anglo-asiatico aveva maturato forti relazioni con il top management, al punto da far pensare che l'eventuale innesto di una guida esterna sarebbe stato accolto senza il necessario gradimento. La seconda ragione, la più probabile, è che essendo In pieno svolgimento il piano di ristrutturazione di Hsbc, particolarmente duro sul fronte dei tagli (35 mila) e della riduzione del perimetro, ciò avrebbe significato per Mustier una impegnativa assunzione di ruolo che, trattandosi di un progetto studiato e avviato da altri, avrebbe potuto riservare esiti non desiderate scaricando su di lui l'eventuale responsabilità. Non che il banchiere francese sia privo della durezza necessaria per affrontare situazioni complesse e conflittuali: basti ricordare che nei suoi quattro anni alla guida di Unicredit ha tagliato 14 mila dipendenti, realizzato una ricapitalizzazione da 13 miliardi, ridotto fortemente il perimetro delle sofferenze (50 miliardi), degli asset (7 miliardi). Del resto, che il mercato lo creda capace di tanto è provato anche dalla reazione della Borsa alle indiscrezioni sull'uscita: il titolo in soli due giorni - tra giovedì e venerdì della scorsa settimana - ha infatti lasciato sul campo quasi il 7%, oltre 2 miliardi di capitalizzazione.
E dunque, evidentemente Mustier ha deciso che non è ancora il momento di impegnarsi altrove (peraltro senza la garanzia di poter disporre di tutte le leve del comando), preferendo cimentarsi con il riposizionamento di Unicredit. Che poi questo avvenga stand alone, cioè senza acquisizioni o aggregazioni con altri soggetti bancari come egli sostiene, questa è una storia tutta da scrivere. Non si sono ancora spente le voci che lo vedono pronto e disponibile a un'operazione europea che potrebbe consolidare all'estero il controllo dell'istituto.
Intanto la riunione sui nuovi 6 mila esuberi e 450 filiali da chiudere fra il team di Paolo Cornetta, capo delle risorse umane di Gae Aulenti e la delegazione sindacale guidata dalla Fabi di cui Lando Sileoni è leader, prevista per stamane, è stata rinviata a causa del coronavirus. E questo allungamento potrebbe complicare i piani dell'istituto che vorrebbe arrivare a un accordo entro fine marzo. Mentre la trattativa con il sindacato, dopo la mossa verso Hsbc e la disponibilità da lui manifestata a valutare alternative manageriali, ora potrebbe risultare ancor più in salita.
r. dim.
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