Ponte Morandi, finisce in procura lo scontro tra periti e tecnici di Aspi

Venerdì 17 Gennaio 2020
Ponte Morandi, finisce in procura lo scontro tra periti e tecnici di Aspi
IL CASO
ROMA Oramai è scontro aperto. La battaglia tra periti del giudice e consulenti degli indagati nell'inchiesta sul crollo DEL ponte Morandi di Genova si complica e finisce in procura. In sede di incidente probatorio, i tecnici sono chiamati a stabilire le cause della tragedia che, nell'agosto 2018, è costata la morte a 43 persone, ma le parti sembrano inconciliabili. Sono volate parole grosse, tanto che adesso i pm valutano se ipotizzare il reato di oltraggio nei confronti di alcuni consulenti, dal momento che i periti scelti dal giudice sono pubblici ufficiali. È stato gip Angela Nutini a trasmettere il verbale di una riunione al procuratore Francesco Cozzi. Al centro dello scontro, registrato nel verbale di un recente incontro tra i tecnici, ci sarebbe la ripetuta richiesta di alcuni consulenti di parte di effettuare alcune prove di carico su una trave dell'impalcato, alla quale i periti del gip si sarebbero opposti. La vicenda rischia di deflagrare oggi nel corso di quella che doveva essere una udienza interlocutoria per comunicare soltanto la proroga dei termini del deposito della perizia.
L'INCONTRO
L'incontro finito all'esame della procura è avvenuto lo scorso 19 dicembre, quando si è svolta l'ultima riunione tra consulenti e periti. Alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare prove di carico di resistenza su una trave tampone dell'impalcato, sostenendone i costi. I risultati delle prove, per i consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. I periti del gip si sono, però, opposti bollando come inutile l'accertamento. Sul punto si è consumato lo scontro. Dopo quella riunione, i tre periti del gip hanno scritto al giudice dicendo di «ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro».
L'INCHIESTA
L'inchiesta del primo gruppo della Guardia di finanza vede indagate 71 persone (tra tecnici ed ex dirigenti di Aspi e Spea e dirigenti del ministero delle Infrastrutture) con accuse che vanno, a vario titolo, dal disastro colposo all'omicidio colposo plurimo, dall'omicidio stradale al falso fino al favoreggiamento. Lo scorso luglio, si era concluso il primo incidente probatorio. Nel corso dell'accertamento, erano stati inviati alcuni reperti in Svizzera, dove era stato appurato il degrado dei trefoli e rilevati alcuni difetti nella costruzione dell'opera. Il secondo incidente servirà invece a chiarire le cause vere e proprie della tragedia. Intanto ieri è stato sentito, come persona informata dei fatti, il responsabile dell'area tecnica del primo tronco di Aspi. Il tecnico è stato sentito sia per quanto riguarda la galleria Bertè in A26 (Genova-Alessandria), dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate e mezzo di materiale dalla volta, sia sulle barriere fonoassorbenti. La procura sta anche valutando se ritenere l'intera rete autostradale come un luogo di lavoro, visto che ogni giorno i dipendenti la percorrono per controllarla. In questo caso potrebbe essere valutato di contestare violazioni di norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Val.Err.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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