Più vicino il polo dell'acciaio che apre ai piccoli campioni

Domenica 16 Maggio 2021
SIDERURGIA
ROMA Il polo dell'acciaio italiano, settore strategico per l'intera manifattura italiana e che il governo intende rilanciare, inizia a prendere forma. Si baserà su quanto l'Italia ha già in casa, accelerando la riconversione verso una produzione più ecosostenibile. «Taranto, Piombino e Terni sono i tasselli principali di questo puzzle che il governo sta cercando di rendere coerente» ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, in occasione del recente webinar Obbligati a crescere del Gruppo Caltagirone Editore.
L'idea del governo è di mettere insieme le capacità tecnologiche offerte dai campioni nazionali nei settori innovativi per arrivare ad un progetto funzionale alle esigenze dell'industria manifatturiera e nello stesso tempo così innovativo da essere di riferimento nel mondo intero. È il sogno dell'acciaio green, quello che ancora nessuno è riuscito a realizzare completamente, almeno non a livello di grande polo nazionale. L'acciaio che dà lavoro e sviluppo, senza inquinare, senza diffondere nell'aria polveri che si insinuano nei polmoni degli abitanti attorno alle fabbriche con strascichi mortali. È il sogno, e anche il diritto, dei cittadini di Taranto.
Giorgetti è ottimista: «Ce la faremo, anche in tempi relativamente brevi». A dare una mano saranno le risorse del Pnrr che punta parecchie fiches sulla riconversione ad idrogeno delle acciaierie.
L'economia mondiale, dopo la batosta del Covid, si sta rimettendo in moto e il settore ovviamente è in fibrillazione. L'Italia, che ha a Taranto l'acciaieria più grande d'Europa, non può rimanere indietro. Non può diventare dipendente dall'estero e dalle fluttuazioni dei prezzi della materia prima. Rialzi che aiutano i bilanci delle singole aziende produttrici («nel primo trimestre di quest'anno - ha ricordato il ministro - ArcelorMittal a Taranto ha realizzato sostanziosi profitti») ma non fanno bene all'industria in generale che deve sopportare costi di approvvigionamento molto più alti.
PREZZI CHE CORRONO
È quello che sta capitando in questo periodo. Analizzando il mercato, la tendenza rialzista dei prezzi dell'acciaio è evidentissima. Basti osservare che nell'ultimo mese i prezzi dei coils a caldo hanno fatto registrare un balzo del 14%; ancora di più le lamiere nere e quelle zincate, rispettivamente +19,6% e +21,7%. E poi: +19,7% per le lamiere da treno, +9,9% per il rottame, +13% per il tondo per cemento armato, +8% per i laminati mercantili, +5,4% per le Lamiere a freddo in acciaio inossidabile. Una tendenza che si presume andrà avanti per parecchio tempo, due anni come minimo, secondo gli esperti del settore.
Potrebbero far parte del polo nazionale dell'acciaio, anche alcuni gruppi del Nord Italia che utilizzano per la produzione i forni elettrici. Sono aziende con i conti in attivo e molto avanti dal punto di vista tecnologico. Gianfranco Tosini, dell'Ufficio Studi Siderweb, li definisce supercampioni nazionali ma sottolinea che le dimensioni ridotte e l'eccessiva frammentazione potrebbero col tempo diventare uno svantaggio competitivo. I 16 principali gruppi siderurgici italiani, rispetto ai 26 gruppi degli altri Paesi Ue, «hanno una redditività mediamente più alta e un indice di capitalizzazione migliore» spiega Tosini, con un ROA del 4,5% nel 2019 (contro lo 0,34% della media Ue) e un EBIT del 4,17% (0,34%). «Ma hanno anche un grosso neo: quello della dimensione molto più ridotta rispetto ai competitor europei. È un problema non tanto nell'immediato, perché la dimensione non è decisiva dal punto di vista patrimoniale e reddituale, quanto in prospettiva». Essere dentro a un polo nazionale, a determinate condizioni e garanzie, potrebbe quindi avere il suo perché.
I TASSELLI
Certamente il ritorno dello Stato nell'ex Ilva - adesso con il 50% dei diritti di voto nella newco, entro un anno con il 60% delle azioni - è parte integrante di questo progetto. Lo dovrà essere anche il siderurgico di Piombino, e non a caso anche in questa difficile vertenza tra i punti fermi c'è l'ingresso di Invitalia nel capitale sociale. Del puzzle, come ha detto il ministro, potrebbe far parte anche Acciai Speciali Terni, che la multinazionale tedesca Thyssenkrupp ha messo in vendita: sono molte - si fa sapere - le manifestazioni di interesse. Bisognerà come i futuri nuovi acquirenti si rapporteranno con il progetto che stanno studiando al Mise.
Giusy Franzese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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