Ocse pessimista: «Rallenta il recupero delle economie»

Martedì 11 Agosto 2020
Ocse pessimista: «Rallenta il recupero delle economie»
L'ALLARME
PARIGI La paura di una seconda ondata dell'epidemia contagia anche l'economia: se l'Ocse continua a sforzarsi di vedere il futuro delle economie dei maggiori Paesi industrializzati in ripresa, gli indicatori restano più che prudenti e per il futuro prossimo venturo e vedono sì segni di crescita, ma con un trend già in calo rispetto alle cifre più incoraggianti di giugno e comunque molto al di sotto dei livelli pre-Covid. Ieri l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato il tradizionale Superindice (CLI, composite leading indicator) che prevede lo stato di salute delle economie dei vari paesi a 6-9 mesi considerando vari parametri (occupazione, produzione industriale, vendite al dettaglio settore manifatturiero, ma anche lo spread, i prezzi, le attese dei consumatori). Dopo il forte miglioramento registrato a giugno, quando le cifre dell'epidemia post-lockdown avevano fatto tirare un generale sospiro di sollievo, luglio segna un inequivocabile rallentamento della fiducia e del ritmo della ripresa. Nel club del G7, l'Italia è il paese che registra il miglioramento più contenuto a livello mensile e quello che peggiora di più su base annua. Con una tendenza di lungo termine su base 100, il superindice di tutta l'area Ocse a luglio è aumentato di 0,98 punti a 98 dopo lo spettacolare +2,18 a giugno. Rispetto al luglio di un anno fa, la flessione è di 1,44 punti. Se in area G7 l'incremento è di 1,17 (dopo +2,35 a giugno), nell'Eurozona il balzo è di appena 0,64 contro il +3,12 di giugno. L'Italia si ferma quasi, con un miglioramento dell'indice di appena 0,29, a 95,9, dopo il +1,72 di giugno. La Germania registra un aumento su base mensile di 0,97 e la Francia di 0,88. Nel suo comunicato, l'Ocse sottolinea comunque un segno positivo che si mantiene per tutti gli indicatori economici delle grandi economie, anche se il ritmo di crescita «ha subito un inevitabile rallentamento». In Cina, i primi segni di ritorno alla normalità apparsi a giugno «si sono ora invertiti».
NESSUNA SORPRESA
Nessuna sorpresa, secondo gli economisti dell'Organizzazione parigina: «Con la persistente incertezza sui possibili ritorni del virus e sulle eventuali nuove misure di contenimento, l'indice deve essere interpretato con prudenza e considerato soprattutto come un indicatore della forza del segnale di ripresa e non come una misura del grado di crescita dell'attività economica». Ad aprile, il Cli aveva impietosamente segnalato il più grave calo mensile mai registrato nelle grandi economie mondiali, trasformandosi in sismografo dello «choc economico provocato dalla pandemia Covid-19 e dal suo impatto su produzione, consumo e fiducia». Stesso record negativo anche per le cifre sul lavoro, in particolare per i giovani, con un tasso di occupazione nell'intera area precipitato a luglio al 41,9 per cento.
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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