Ocse: giovani sempre più penalizzati

Giovedì 19 Ottobre 2017
ROMA - L'Italia è uno dei paesi più vecchi dell'area Ocse e anche uno di quelli nei quali le generazioni giovani sono più svantaggiate: il Rapporto Ocse pubblicato ieri lancia l'allarme sulle difficoltà che incontrano i giovani del nostro Paese per entrare nel mercato del lavoro e nell'uscire dalla precarietà ma soprattutto sottolinea come sia peggiorata la condizione rispetto ai loro padri e nonni. Una condizione che si rifletterà nel momento della loro vecchiaia con pensioni considerevolmente più basse.
Il nostro Paese al momento ha 38 persone over 65 ogni 100 persone in età da lavoro (20-64 anni) a fronte dei 28 della media Ocse ma il numero salirà a 74 nel 2050 portando l'Italia al terzo posto tra i paesi più vecchi (53 la media Ocse). Il tasso di occupazione dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni, grazie anche alla stretta sui criteri per l'accesso alla pensione, è cresciuto di 23 punti percentuali tra il 2000 e il 2016 a fronte di un aumento di un solo punto per la fascia tra i 25 e i 54 e di un crollo di 11 punti per la fascia più giovane. Questo ha significato un invecchiamento della forza lavoro bloccando di fatto il turn over in fabbriche e uffici. Rispetto alla metà degli anni Ottanta il reddito di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni è cresciuto del 25% in più rispetto a quello di coloro che hanno tra i 30 e i 34 anni con un ritmo quasi doppio rispetto alla media Ocse (13%). E la situazione rischia di peggiorare dato che la riforma della pensione ha legato ancora più strettamente i guadagni durante la vita lavorativa e il trattamento previdenziale.

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