«No a fusioni di Generali con Axa o Zurich ma Trieste deve tornare leader in Europa»

Giovedì 4 Giugno 2020
L'OPERAZIONE
ROMA Leonardo Del Vecchio non intende spingere Generali verso una fusione con i gruppi Axa, Zurich o Allianz. Lo riferiscono fonti vicine all'imprenditore veneto che smentiscono progetti rivolti a modificare la fisionomia del primo gruppo assicurativo italiano. La precisazione, sottolineano le fonti, si rende necessaria perché «si sta facendo troppa fantasia» attorno alla mossa di Delfin che, già titolare del 4,8% della compagnia triestina, ha chiesto alla Bce l'autorizzazione per salire al 20% nel capitale di Mediobanca (della quale già possiede il 9,9%) che a sua volta dispone di quasi il 13% di Generali. Ciò che invece auspica il presidente di EssiLux è il ritorno della compagnia triestina alla posizione di leader nel mercato assicurativo europeo che aveva alla fine degli anni Novanta. Quanto al futuro di Mediobanca, Del Vecchio in questi giorni ha più volte assicurato che la sua mossa non ha finalità ostili, visto che «non intende presentare una propria lista di candidati per il rinnovo del cda nell'assemblea di ottobre».
FUSIONI A PARIGI
Precisazioni utili, tese a corroborare un'immagine del gruppo che in alcuni momenti è sembrato assumere le sembianze di un'entità straniera all'assalto di uno dei crocevia strategici della finanza italiana. A sostegno di questa ipotesi c'è chi ha citato le molteplici attività francesi che fanno capo a Delfin, la finanziaria lussemburghese della famiglia Del Vecchio (24,5 miliardi il valore degli asset a fronte di 1,5 miliardi di debito) azionista di riferimento con il 32% di EssiLux e con il 27,3% di Covivio, la ex Beni Stabili che fondendosi con la francese Fonciere des Regions ha assunto la sede legale a Parigi.
Dunque, fanno notare le fonti del gruppo, Del Vecchio ha comprato attività francesi, non venduto attività italiane: il fatto che abbiano cambiato di sede in seguito alla fusione è solo frutto di un processo di ottimizzazione degli strumenti societari, ma il controllo resta saldamente in mani italiane. Ecco perché «nel nostro caso la retorica del gruppo con la testa franco-lussemburghese non ha alcun senso», osservano le fonti del gruppo. E quando si fa loro notare che però in questo modo una parte delle tasse finisce nelle casse del fisco francese, la risposta è un lungo elenco di attività industriali in Italia che di mese in mese si vanno implementando con beneficio per il Pil nazionale e soprattutto per l'occupazione, in particolare quella giovanile.
CONTRIBUTO AL PIL
Sei sono i poli produttivi che vengono citati: Agordo, Sedico, Cencenighe, Pederobba, Rovereto e Lauriano oltre alla sede direzionale di Milano con circa 1.500 dipendenti. L'ultima campagna di assunzione a tempo indeterminato risale alla scorsa estate, con la conversione di 1.150 interinali nonostante la forte spinta alla digitalizzazione anche in fabbrica. L'Italia resta comunque il cuore dell'occhialeria, non a caso la quota di produzione nazionale è cresciuta fino a rappresentare il 43% sul totale mondo: in pratica, un occhiale su due è realizzato nella Penisola, per lo più esaltando brand alla moda quali Ray-Ban, Persol, Oliver Peoples. Negli ultimi quattro anni i dipendenti della sola Luxottica sono cresciuti di 4.000 unità: erano poco meno di 10mila a fine 2015. Insieme a quelli di EssilLux si arriva a circa 150mila, che diverranno 200mila se l'acquisizione di Gran Vision andrà in porto.
Argomenti che il mercato giudica convincenti, se è vero che il valore di Borsa di EssiLux nonostante la pandemia resta al di sopra di 53 miliardi. Quanto poi alle rassicurazioni di Del Vecchio su Mediobanca-Generali, il futuro dirà. Per ora la Borsa scommette su una situazione dinamica, visto che anche ieri i due titoli hanno guadagnato più del 5%.
O.D.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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