Massiah: «Nozze tra Ubi e Montepaschi non escluse a determinate condizioni»

Martedì 18 Febbraio 2020
BANCHE
MILANO Victor Massiah apre per la prima volta a Mps, pur con tutte le garanzie del caso. È il giorno in cui Ubi banca cambia faccia, ribaltando il modello di business per renderlo sempre più multicanale, in linea con la domanda della clientela e degli inviti pressanti delle Autorità e anche per contrastare le big companies (Google, Amazon), tenendo in massima considerazione gli azionisti ai quali sarà assicurato un dividendo più rotondo («mi piacerebbe dire Sky is the limit (il limite è il cielo, ndr). Sono anch'io azionista, ho un milione di azioni e sono nei primi 100 azionisti privati della società, quindi figuratevi se non sono d'accordo nel dare il massimo possibile, ma bisogna preservare la solidità patrimoniale»).
IL PIANO
Nel nuovo piano industriale al 2022, approvato ieri a Milano dal cda e illustrato da Massiah al mercato, l'istituto promette performance sfidanti. La Borsa ha subito apprezzato la svolta e il titolo è stato sospeso al rialzo e ha chiuso a 3,49 euro (+ 5,50%) per sottolineare l'appeal di una rivoluzione sicuramente al passo con i competitor più avanzati. Quattro i numeri significativi del piano: Cet1 al 12,5% includendo le nuove richieste regolamentari, utile netto a 665 milioni, pay out medio del 40%, compatibile con la solidità patrimoniale annunciata, Rote (indicatore che misura il tasso di rendimento sul patrimonio netto tangibile) del 9,5% con la previsione che in funzione di tassi a zero, l'utile di incrementerebbe di oltre 100 milioni. Il piano è stand alone, il nuovo assetto organizzativo è rivoluzionario, ma è anche sul risiko che si accentra l'attenzione. «Ci tirano per la giacca dal 2014 - dice il consigliere delegato agli analisti -, protagonista numero uno di questo tirare per la giacca è stata proprio Mps a cui siamo stati accoppiati una volta all'anno negli ultimi sei anni. Il che non esclude che si possa fare alla fine un matrimonio con loro, piuttosto che con altri, il che non esclude assolutamente una strategia di crescita ma non posso che ripetere come un disco rotto entrambe le componenti: creazione di valore e chiarezza della governance. Fino a quando queste non ci saranno non si potrà fare». Tradotto in cifre: via gli Npl e i rischi legali e incorporazione di Siena in Ubi. L'andatura nei prossimi tre anni è tarata in uno scenario di tassi quasi a zero in un mercato che, non consentendo più di far leva sul margine di interesse, spinge le banche a diversificare le fonti di profitto. Ubi parte da un Npl ratio del 7,8% e nel triennio sono stimate uscite di 1.730 lavoratori, che saranno compensati da nuove assunzioni e dalla riqualificazione di 2.360 unità per accompagnare la riconversione del retail in servizi a clienti di fascia alta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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