Marcato: «Imprese sole? In passato condizionavano la politica, oggi no»

Venerdì 18 Maggio 2018
Marcato: «Imprese sole? In passato condizionavano la politica, oggi no»
+L'INTERVISTA
Dice di avere «ancora nelle orecchie l'applauso a mani aperte tributato a Treviso dagli industriali a Matteo Renzi, quando il premier ancora non aveva fatto niente». Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico in Regione Veneto, leghista verace che spopola nei talk show tanto da essere soprannominato Bulldog, ricorda e rimarca: «Cos'è cambiato in due anni? Com'è che improvvisamente gli imprenditori scoprono di non ritrovarsi più nella politica e neanche nelle associazioni confindustriali?».
Assessore Marcato, stando al sondaggio dell'Osservatorio curato da Demos per Il Gazzettino, il 53% dei cittadini del Nordest ritiene che nessuno tuteli le imprese. E un imprenditore di spicco, il padovano Luigi Rossi Luciani, ha detto che gli industriali sono soli, che Confindustria è lontana e che la politica li snobba. Lei li snobba?
«Che Confindustria abbia qualche problema, e l'abbiamo visto con Luxottica, è vero. È sicuramente lenta nell'adeguarsi ai cambiamenti. Quanto alla politica, devo dire che noi, come Lega, siamo in assoluta controtendenza: chi governa perde consensi, noi li aumentiamo e li abbiamo consolidati con il referendum sull'autonomia, unica via per rispondere alle imprese che chiedono meno vincoli e più velocità nelle decisioni».
È vero, come dice Rossi Luciani, che non siete interessati al mondo dell'impresa perché rappresenta pochi voti?
«Io ricordo imprenditori che hanno finanziato fior fiore di campagne elettorali e hanno condizionato molto la politica. Forse oggi ci sono politici che hanno meno bisogno di campagne faraoniche».
Da assessore allo Sviluppo economico cosa fa per l'imprenditoria?
«Ho costruito, per la prima volta, un piano industriale veneto che ha creato reti d'impresa con le associazioni e l'università e che risponde alle esigenze del territorio, mettendo 600 milioni di euro. Un'altra trattativa fatta con lo Stato ha visto il Veneto destinatario di 400 milioni per la banda ultra larga. Francamente, non capisco quale sia la distanza fra politica e mondo dell'impresa. Piuttosto, posso fare una critica?».
Quale?
«Se le associazioni confindustriali, anche a livello nazionale, invece di essere sempre filo-governative, avessero un atteggiamento di critica vera, probabilmente sarebbe più utile anche alla causa degli imprenditori. Dopodiché, mi permetto di dire che anche gli imprenditori hanno le loro colpe: nei Cda delle due banche venete protagoniste del crack finanziario più importante della nostra storia, c'erano imprenditori. Non politici. Quando sono stati chiamati a gestire non hanno dimostrato grandi capacità».
Rossi Luciani ha detto che la flat tax non avrà nessun impatto sulle aziende e che la preoccupazione invece riguarda le Borse e i mercati.
«La flat tax è uno strumento per calmierare la quantità di tasse che pagano le imprese e per lasciare più soldi sia all'imprenditore che al lavoratore. Mi preoccupa invece che si preoccupino delle Borse: non è il primo ministro italiano a determinare lo spread, spesso invece si usano leve finanziarie per disconoscere la politica di un paese. E questo è assolutamente antidemocratico. E poi, se si dice che la vera necessità del Paese è rappresentata dalle riforme, com'è che le Borse non sono collassate in assenza di riforme?».
Alda Vanzan
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