La transizione energetica è geopolitica Carraro: «Ma servono aiuti alle aziende»

Sabato 8 Maggio 2021
IL FESTIVAL
JESOLO La transizione energetica come una complessa partita geopolitica. È stato l'argomento discusso ieri durante il Festival internazionale della geopolitica in corso in streaming al teatro Vivaldi di Jesolo. A moderare l'incontro il direttore del Gazzettino Roberto Papetti che ha pungolato i relatori sui temi legati alle energie eco-sostenibili e ai relativi riflessi economici. Con Michele Boldrin, economista e professore alla Washington University, Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, il professore Arduino Paniccia e l'ambasciatore Maurizio Melani, è stato trattato il problema fiscale e redistributivo a fronte della necessità di finanziare le energie rinnovabili, della fattibilità della transizione energetica da un punto di vista imprenditoriale, analizzando a che punto è l'Italia in questo processo, ma anche del ruolo che le grandi potenze giocano nel frenare o accelerare su questo obiettivo.
PROCESSO IN CORSO
Ad aprire il confronto è stato il direttore Papetti, che ha evidenziato come la transizione energetica sia di fatto in corso e quali iniziative debbano essere attuate per accelerare i processi già avviati. «Secondo studi della Nasa ha sottolineato il direttore del Gazzettino nel 2019 l'aumento della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali è stato di quasi un grado e di un grado e mezzo è destinata ad aumentare la temperatura nei prossimi trent'anni se non ci saranno interventi. Tutti parlano, molto si fa ma il vero tema è quali possono essere le iniziative per consolidare il processo in corso».
«La consapevolezza nei paesi industrializzati è notevole, il problema sono gli incentivi ad usare certi strumenti. Alcune situazioni, anche naturali, ci possono far tornare indietro: quanto è accaduto con il virus è emblematico perché ci fa capire quanto siamo fragili - la posizione di Boldrion -. Bisogna andare oltre gli interventi estemporanei, avviati da singoli stati e solo per specifiche situazioni politiche o per raccogliere consensi. C'è anche il problema prosegue Boldrin su come vengono caricati i costi della transizione: non usare fonti di energia rinnovabile è più conveniente ma le stesse riempiono l'ambiente di Co2: se lo fai con delle imposizioni e lasci ogni iniziativa ai singoli governi tutto diventa più complicato». Indispensabile, dunque, il coraggio per sostenere la transizione, ma anche la possibilità per le aziende di ripensarsi in base ai costi e alle necessità. «Esiste un nostro studio le parole di Enrico Carraro - che indica che il 90% delle imprese punta al rispetto energetico, l'82% sta facendo lavori per migliorare impatto e il 55% riprogetta i propri prodotti. Il Veneto ha una grande opportunità grazie al Pnrr: una delle principali linee è la transizione energetica. Questo è il tempo degli investimenti: anche se stiamo già pensando ai prossimi trent'anni, il problema è come arrivare a quel momento. Faccio un esempio: oggi le nostre imprese stanno soffrendo la carenza di materie prime, in particolare l'acciaio per effetto della chiusura delle acciaierie soprattutto in Cina. In questo contesto si creano delle reticenze che saranno superate con il sostegno di specifici incentivi».
Giuseppe Babbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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