LA LEGGE DI BILANCIO
ROMA Trecento milioni in più nel 2018, che diventeranno

Mercoledì 18 Ottobre 2017
LA LEGGE DI BILANCIO
ROMA Trecento milioni in più nel 2018, che diventeranno 700 e 900 nei due anni successivi: la lotta alla povertà è nelle intenzioni del governo la bandiera sociale della legge di bilancio «snella» di cui ha parlato il premier Gentiloni. Con quei soldi dovrebbe essere in particolare ritoccato verso l'alto l'importo del reddito di inclusione, che quindi passerebbe dai 485 euro previsti a circa 535 nel caso dei nuclei familiari al di sopra dei cinque componenti. In una fase successiva verrebbe ampliata la platea delle famiglie coinvolte, da 490 mila a circa 650 mila.
I FONDI PER I CONTRATTI
In attesa del testo definitivo della legge di bilancio, che deve essere inviato alle Camere entro venerdì, il governo ha provveduto a inviare alla commissione europea il Documento programmatico di bilancio (Dpb, Draft budgetary plan in inglese) che contiene una esposizione abbastanza dettagliata dei provvedimenti e del loro impatto finanziario. Il ricorso al maggior disavanzo è confermato in 10,9 miliardi. Tra le misure che portano maggiori entrate spicca il rinvio di un anno dell'entrata in vigore dell'imposta del reddito l'impresa (Iri) che prevede per imprese individuali e società di persone la possibilità di optare per un'imposizione proporzionale e separata rispetto a quella personale dell'imprenditore. Dunque un regime più favorevole. L'opzione potrà essere esercitata solo a partire dal 2018.
Tra le voci che comportano maggiore spesa, le risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali pubblici sono quantificate in 850 milioni l'anno per il prossimo triennio: cifra ben più bassa di quelle fin qui ipotizzate, che però si riferisce all'impatto netto (considerati gli effetti fiscali) e non comprende - con tutta probabilità - ulteriori fondi necessari per neutralizzare l'effetto del bonus 80 euro sugli aumenti contrattuali. Le Regioni e i Comuni dovranno poi finanziare dai propri bilanci i rinnovi dei propri dipendenti.
LE MANCANZE
Ma come accade praticamente ogni anno, la manovra fa discutere anche per le misure e i temi che non vi trovano posto. È il caso ad esempio della fatturazione ogni 28 giorni nel campo della telefonia, ma anche degli abbonamenti televisivi. La prassi introdotta da molte società di offrire piani che si rinnovano con questa frequenza, invece che ogni mese, causa a parità di tariffa un aggravio di costo per i consumatori. L'Agcom, autorità di garanzia per le comunicazioni, ha aperto procedure contro alcuni operatori per il caso specifico delle offerte congiunte fisso-mobile. Il Parlamento ha richiesto un intervento legislativo più ampio, che si applichi anche alla telefonia mobile in quanto tale. E ieri il ministro dello Sviluppo economico Calenda, interpellato sull'eventualità che questo provvedimento entri nella legge di Bilancio come emendamento, ha detto che la questione «va messa a posto il più rapidamente possibile perché è una cosa inaccettabile». Potrebbe finire in un emendamento parlamentare anche la web tax, la nuova imposta sui ricavi dei colossi digitali. Nel Dpb si conferma che il progetto è allo studio; ieri il ministro Padoan è tornato sul tema sostenendo le imprese del web «sono quelle che sfuggono di più all'imposizione fiscale».
Infine c'è il tema delle privatizzazioni: lo stesso Padoan ha indicato che il capitolo per quest'anno non è chiuso. Si starebbe valutando il passaggio dal Tesoro alla Cassa Depositi e Prestiti della quota di Enav (l'ente di assistenza al volo) con un possibile incasso intorno a 1,1 miliardi.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci