La legale di BpVi: «Baciate? Mai saputo»

Sabato 14 Settembre 2019
La legale di BpVi: «Baciate? Mai saputo»
IL PROCESSO
Processo Popolare Vicenza, il capo dell'ufficio legale della banca non sapeva nulla delle baciate. E quando è stato chiamato in causa dal vertice operativo per legittimare i finanziamenti ai soci per comprare della Popolare ha rifiutato di asseverare l'operazione.
Nell'udienza di ieri durata tre ore, l'avvocato Anna Papacchini, per decenni a capo dell'ufficio legale della BpVi, rievoca quel marzo 2015, poche settimane prima dell'assemblea di aprile che decise il brusco calo dell'azione da 62 a 48 euro, primo scossone del terremoto che avrebbe fatto crollare la secolare banca veneta. «Non ho mai saputo delle operazioni baciate prima del marzo 2015», dichiara davanti alla corte presieduta da Deborah De Stefano. Lo scopre a marzo perché le viene chiesto un parere legale rassicurare Kpmg, la società di revisione dei bilanci di Popolare Vicenza, che aveva rilevato alcune operazioni baciate e chiedeva spiegazioni. L'avvocato però non ci sta, si consiglia con un legale di sua fiducia e non firma nessuna liberatoria. Una decisione che l'avrebbe portata anche a scontrarsi con l'ex amministratore delegato e direttore generale Samuele Sorato, imputato in un procedimento connesso perché la sua posizione è stata stralciata per legittimo impedimento, e a incontrare in seguito l'allora presidente Gianni Zonin che le avrebbe anticipato provvedimenti decisi nei confronti proprio di Sorato.
APPROFONDIMENTI
In una riunione dove era presente anche l'ex vice direttore generale Andrea Piazzetta, l'avvocato Papacchini propose di fare un approfondimento attivando l'Audit interno, suggerimento che scatenò la reazione di Sorato che l'avrebbe minacciata di licenziamento. Altra scoperta che fece trasecolare in quel periodo la Papacchini, le lettere di riacquisto delle azioni.
«Come potevamo sapere delle baciate se nessuno ci ha mai segnalato niente», commenta al Tg3 Veneto l'ex consigliere Giuseppe Zigliotto, imputato nel processo. Un altro imputato Emanuele Giustini, ex vice direttore BpVi, invece incalza in tv: «Nelle dichiarazioni del legale ci sono delle incongruenze». In udienza è emerso per esempio che l'ex gestore di patrimoni Antonio Villa si dimise nel 2013 spedendo ai vertici della banca una lettera in cui spiegava di essersi rifiutato di attuare operazioni baciate. «Altri dipendenti che non accettarono quelle operazioni e si licenziarono», ricorda l'avvocato Renato Bertelle. «Anche il socio Maurizio Dalla Grana denunciò le baciate, eppure non successe nulla», commenta il legale Paolo Ciccotto.
Partita insolvenza, i legali di Zonin ricorreranno in Cassazione contro la sentenza d'appello.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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