LA FRENATA
PADOVA Una frenata che rallenta la crescita dell'industria veneta

Sabato 10 Novembre 2018
LA FRENATA
PADOVA Una frenata che rallenta la crescita dell'industria veneta e che preoccupa. Perché per la prima volta, nel terzo trimestre del 2018, si vede procedere a passo lento l'export e tocca fare i conti con un accesso al credito che per le aziende si fa più difficile e porta in dote la diminuzione sia della fiducia delle imprese sia gli investimenti. È il sunto del terzo trimestre dell'industria di Padova e Treviso con la produzione che se, da un lato, aumenta su base annua e in modo pressoché omogeneo del 1,4% (dal 1,6), nella media dei primi nove mesi rallenta all' +1% la propria performance, partendo dal +2,3 nel 2017. Causa di tutto questo? Le incertezze politiche, interne ed esterne che portano il presidente di Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova e Treviso, Massimo Finco, a suonare la sveglia al governo gialloverde.
LA SVEGLIA
«Gli imprenditori veri, che creano Pil e occupazione, vogliono certezze tuona Finco - Le imprese non possono più sopportare una politica che va contro lo sviluppo e la crescita. Sarebbe auspicabile e saggio che questi segnali inducano il governo a fare i conti con le proprie responsabilità. Senza industria non ci sarà crescita. Il governo ascolti il popolo dei produttori: più investimenti e innovazione, meno consenso. Va cambiata la manovra». A far preoccupare è l'indagine congiunturale realizzata da Assindustria Venetocentro con Fondazione Nord Est, su un campione di 524 aziende di Padova e Treviso. Nel terzo trimestre dell'anno l'indice della produzione industriale aumenta dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del 2017 ma risulta in decelerazione (+1,6% nel secondo trimestre).
IN DISCESA
Non solo: nella media di gennaio-settembre la variazione è dell'1%, in discesa rispetto alla media 2017 (+2,3%). La crescita è diffusa a tutti i settori manifatturieri, con il metalmeccanico sopra la media (+2,6%) e tra le classi dimensionali le piccole imprese (+2,0%). La variazione positiva degli ordinativi diminuisce (si scende al +1,2% dal +3,8) e l'orizzonte di lavoro si assottiglia (il 29,7% ha ordini per meno di un mese): due fattori che segnalano un altro rallentamento nei prossimi mesi. Recupera la domanda in Italia, con vendite in aumento del 2,5% e dato sopra la media per metalmeccanica (+3,9%) e imprese tra i 20 e i 49 addetti (+3,5). Ma le vendite all'estero sono in frenata al +1% (dal +5,3 nel secondo trimestre). Risultato della tenuta delle vendite in Europa (+1,8%) e del brusco calo di quelle extra-Ue (-0,7% dal precedente +7,1%). L'indice dell'occupazione è in leggero recupero su base annua: +1% (dal +1,7 nel secondo trimestre), con dato sopra la media per metalmeccanica (+1,7%) e classe 50-249 addetti (+1,5).
EFFETTO SPREAD
Questo mentre nubi nere si addensano anche sull'accesso al credito che risulta più restrittivo già nei mesi estivi: spread e tassi irrigidiscono le condizioni di accesso al credito, con commissioni bancarie in aumento per il 28,0% (dal 18) e rialzo dei tassi di interesse per il 16% (dall' 11,9). «A preoccupare gli imprenditori è soprattutto l'incertezza sul fronte politico interno, sullo spread e l'erogazione del credito, sull'impatto di una manovra fatta più di consenso che di scelte concrete per la crescita attacca Finco - in assenza di interventi pro-imprese, tra l'indebolimento di Industria 4.0, l'assenza di credito per la formazione e il taglio di quello per la ricerca, la stretta sulle banche che comincia a scaricarsi su imprese e famiglie con maggiori costi di finanziamento, uno scenario preoccupante da scongiurare. È un quadro, questo, quello di un paese che potrebbe smettere di crescere, che fa a pugni con l'ottimismo del governo e la convinzione che la manovra sia la soluzione e non il problema. Le imprese continua il numero uno di Assindustria Venetocentro - vogliono certezze sul progetto di politica industriale, sulle infrastrutture, dalla Tav alla Pedemontana, e sui tempi della loro realizzazione, sulla nostra collocazione in Europa per reggere il confronto con Usa, Cina, Russia».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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