L'Italo a trazione americana vuole conquistare l'Europa

Sabato 10 Febbraio 2018
L'Italo a trazione americana vuole conquistare l'Europa
LO SCENARIO
ROMA Partire dall'Italia per conquistare l'Europa. Italo made in Usa punterà dritto oltre confine, tralasciando le tratte a basso valore aggiunto, quelle dei pendolari tanto per intenderci, ma accelerando lo sviluppo nel segmento dell'Alta Velocità, la nuova frontiera da conquistare, quella che consente utili a doppia cifra, ritorni rapidi e, sopratutto, la condivisione di tecnologie e conoscenze d'avanguardia. Merce rara insomma. Che fa gola agli americani, rimasti indietro in questo settore. Si spiega così il maxi investimento da 2,5 miliardi del Fondo americano Gip sui treni superveloci di Luca Cordero di Montezemolo e Flavio Cattaneo, con una offerta a cui era impossibile dire no. Investimento che va oltre il valore del vettore e il duello interno con i Frecciarossa di Trenitalia. Perché la partita vera, quella che Italo a stelle e strisce vuole giocare, si sposterà presto sul mercato tedesco e francese. Già adesso, almeno teoricamente, incursioni sono possibili, ma con la liberalizzazione che scatta nel 2020, le barriere cadranno. Le Fs guidata da Renato Mazzoncini sanno bene quanto siano chiusi gli altri Paesi, arroccati nei rispettivi monopoli, gelosi del mercato interno e della stessa politica infrastrutturale che condiziona, come noto, la crescita stessa di un Paese, lo sviluppo delle imprese manifatturiere, la capacità di essere competitivi e connessi.
TECNOLOGIE
Gli americani di Gip hanno guardato avanti e acquisito con una operazione lampo un passepartout utile anche in funzione interna. Se è vero che il presidente Donald Trump vuole modernizzare la rete ferroviaria oltre che autostrade e aeroporti con un piano monstre. Proprio il piede messo in Europa consente di maturare esperienze, acquisire know how fino ad ora sconosciuti, confrontarsi con strategie e visioni diverse. In cassa ci sono 10 miliardi per sfidare Trenitalia sul terreno più competitivo e, contemporaneamente, lanciare progressivamente l'attacco a Francia e Germania. «Non credo che Italo voglia essere la Ryanair dei treni - dice Cesare Pozzi, tra i massimi esperti del settore dei trasporti - piuttosto si concentrerà sulle tratte più redditizie con offerte vantaggiose per gli utenti. Di certo non coprirà le tratte regionali e periferiche». Del resto l'esplosione dei viaggi superveloci ha aumentato l'offerta dell'80% e abbassato i prezzi del 40%. Facendo felici sia Fs che i soci privati di Ntv. Proprio il gruppo pubblico dovrà guardarsi dalla potenza finanziaria americana e dal prevedibile assalto che scatterà con l'arrivo di 13 nuovi treni, già ordinati da Cattaneo & c. «Piuttosto, aggiunge Pozzi lanciando una provocazione - per rompere il muro in Europa Italo e Trenitalia potrebbero allearsi per crescere all'estero, approfittando della liberalizzazione». Mettendo però in preventivo che la battaglia sarà durissima. Per questo sia il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che quello dello Sviluppo Carlo Calenda, avrebbero preferito che Italo facesse rotta verso la Borsa. Il primo ha rimarcato che «ci vorrebbero molti più fondi italiani che investano». Il secondo ha invece sottolineato che «da noi c'è un «capitalismo debole, troppo debole». Affermazioni amare. Perché subito dopo il voto, salvo clamorose sorprese, anche Alitalia perderà definitivamente il tricolore sulla coda.
La pensa così anche Diego della Valle, fondatore di Ntv e azionista al 17,4% della società che controlla Italo: «Ribadisco la mia convinzione che fare l'Ipo e rimanere noi azionisti industriali italiani alla guida della società sarebbe stata la cosa migliore da fare. Chi ha guidato la decisione di vendere Ntv ha il merito di aver portato in Italia un investitore serio e preparato e ha sicuramente fatto un'ottima operazione finanziaria per gli azionisti ma ha perso una grande occasione per dare al Paese un bellissimo segnale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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