L'INDAGINE
VENEZIA Crollano le ore lavorate e aumentano i contratti con tempi

Domenica 19 Gennaio 2020
L'INDAGINE
VENEZIA Crollano le ore lavorate e aumentano i contratti con tempi parziali, specie negli impieghi autonomi. Un fenomeno che attraversa l'Italia, senza risparmiare il Nordest. Confrontati i dati del 2007 (anno pre-crisi) al 2016 (ultimi dati a disposizione) la contrazione delle ore lavorative è stata del - 5,8% pari a 563 milioni di ore in meno nel Nordest. Un segno positivo registrano invece i contratti a tempo parziale con un +30,1%, pari a un incremento di 187mila contratti, sempre nel triangolo Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige. Negli ultimi nove mesi del 2019 c'è stata una ripresa ovunque, questo non toglie che in Italia il monte ore lavorate è crollato di 2,3 miliardi (-5%) e ad aver patito non sono stati i lavoratori dipendenti, bensì gli autonomi, secondo quanto rileva un'indagine dell'Ufficio studi della Cgia.
TUTTI I NUMERI
Il divario tra lavoratori dipendenti e autonomi è presto svelato: se i primi tra il 2007 e il 2018 hanno registrato una contrazione delle ore lavorate pari a 121 milioni (-0,4%) i secondi hanno perso 2,2 miliardi di ore (-14,4%). La consolazione arriva nei primi mesi del 2019, nel confronto con lo stesso periodo del 2018, infatti, autonomi e dipendenti hanno incrementato di 175 milioni le ore lavorate (+0,5%). Questo ha portato alla chiusura di molte piccole attività, inoltre la bassa crescita del Pil ha condizionato la qualità dei nuovi ingressi nel mercato del lavoro. Se i lavoratori dipendenti a tempo parziale sono aumentati di oltre 1 milione di unità (+40,2% rispetto al 2008), quelli full time sono scesi di 341mila unità (-2,3%). «Sebbene dal 2019 il monte ore sia tornato a crescere - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo - il gap con il livello pre-crisi è fortissimo e ha comportato la chiusura, negli ultimi dieci anni, di 200mila attività artigianali e di piccoli commercianti».
L'ITALIA DIVISA
Il primato in perdita delle ore spetta al Mezzogiorno: qui la contrazione è stata del 10,7% (-1,4 miliardi di ore lavorate), contro il -5,7% del Nordovest (-755 milioni) e il -5,1% del Centro (-491 milioni). A livello regionale le riduzioni più importanti si sono verificate in Molise e in Sicilia (-12,4%), in Campania (-12,3%) e in Basilicata (-11,1%). Per contro, la Lombardia (-4,8%), il Lazio (-2,9%) e il Trentino Alto Adige (-1,1%) sono state le regioni meno interessate. Passando ai contratti tra il 2008 e il 2018 l'escalation del numero di dipendenti a tempo parziale ha interessato soprattutto il Sud con 355mila unità in più (+55,4%). Più contenuto il dato al Centro con un incremento di 226mila lavoratori (+41,1%) e a Nordovest con un aumento di 275mila unità (+35,7%).
Campania, Calabria e Puglia sono state, invece, le regioni con la più elevata percentuale di crescita, rispettivamente del 68,6, del 66,7 e del 62,3%. Marche (+ 26%), Umbria (+ 22,8%) e Veneto (+ 12%) sono stati, infine, i territori meno coinvolti dall'aumento della precarizzazione del mercato del lavoro. «Gli effetti della crisi economica sono stati pesantissimi - analizza il segretario Cgia Renato Mason - auspico che il Goiverno metta in campo misure economiche adeguate come riduzione delle tasse e della burocrazia e forte spinta agli investimenti».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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