Italia, paese delle 100 tasse: ma ne basterebbero 10

Domenica 21 Ottobre 2018
VENEZIA L'Italia ha un fisco bulimico: oltre 100 tasse di tutti i generi, ma ne basterebbero 10, con un numero di scadenze fiscali da far rabbrividire anche il contribuente più zelante e con un prelievo tributario tra i più alti d'Europa. Lo rileva la Cgia secondo la quale le imposte che pesano di più sui portafogli dei cittadini italiani sono due e garantiscono più della metà (55,4%) del gettito totale: Irpef e Iva. Nel 2017 la prima ha garantito all'erario un gettito di 169,8 miliardi di euro (33,8%, un terzo del totale) mentre la seconda ha consentito di incassare 108,8 mld di euro (21,6%). Per le aziende l'imposta più pesante è l'Ires (Imposta sul reddito delle società), che nel 2017 ha fatto incassare al fisco 34,1 mld di euro. Di particolare rilievo anche il gettito riconducibile all'imposta sugli oli minerali che è stato pari a 26 mld e quello ascrivibile all'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) che ha assicurato 22,4 mld di euro. «Tenendo conto che dall'applicazione di una novantina di tasse, tributi e contributi l'erario incassa solo il 15% del gettito totale annuo - segnala Paolo Zabeo - con una seria riforma fiscale basterebbero poco più di 10 imposte per consentire ai contribuenti di beneficiare di una riscossione più contenuta, di lavorare con più serenità e con maggiori vantaggi anche per le casse dello Stato che, molto probabilmente, da questa sforbiciata vedrebbero ridursi l'evasione». «Se si considera che il livello dei servizi presente in Italia è molto modesto - spiega Renato Mason, segretario Cgia - è necessario che il Governo inizi seriamente a ridurre il carico tributario. Con la manovra di bilancio presentata nei giorni scorsi è cominciato un percorso di riduzione delle tasse sulle partite Iva. Un fatto sicuramente positivo, ma ancora insufficiente». Oltre ad avere un peso fiscale eccessivo, rimane altrettanto inaccettabile che il grado di complessità raggiunto dal fisco scoraggi la libera iniziativa e la voglia di fare impresa. Per la Cgia, i tempi e i costi della burocrazia fiscale sono diventati una patologia che caratterizza negativamente tutto il nostro Paese. «Non è un caso - conclude Mason - che molti operatori stranieri non investano da noi a causa dell'eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci