Ilva, Morselli-Caio divisi sul nuovo piano

Martedì 28 Gennaio 2020
Ilva, Morselli-Caio divisi sul nuovo piano
SALVATAGGI
ROMA Esuberi, capacità produttiva, protezione legale. Restano aperti tre nodi, strettamente collegati fra loro, sul futuro dell'Ilva a due settimane dalle nuove scadenze cruciali. Ieri pomeriggio l'incontro fra le parti è servito solo a certificare la distanza sulla bozza di piano industriale attorno al quale si vorrebbero coinvolgere gli altri stakeholders, come le banche, il Mef, Invitalia e qualche altro imprenditore privato (Arvedi). Un esempio concreto: nel 2021 la capacità produttiva secondo il governo dovrebbe salire a 6,5 milioni di tonnellate di acciaio annue, facendo diminuire gli esuberi. Ma i soldi chi li mette? Buio pesto, perchè il tavolo del negoziato è incompleto. Sembra inevitabile che all'udienza del 7 febbraio venga chiesta una seconda proroga congiunta sul presupposto che entro il 31 gennaio non si riesca a sottoscrivere il nuovo piano. All'incontro svoltosi nel primo pomeriggio, in video conference sull'asse Roma-Milano, avendo come basi le sedi degli advisor, hanno partecipato il consulente del Mise Francesco Caio; Lucia Morselli (ad di Am InvestCo); i commissari Francesco Ardito, Alessandro Danovi, Antonio Lupo; gli advisor industriali Bcg (governo), Pwc (ArcelorMittal); gli studi legali BonelliErede, Cleary Gottlieb, Freshfield.
I DETTAGLI
Caio e Morselli hanno avuto discussioni bilaterali che hanno evidenziato le diversità di vedute sugli aspetti industriali perché basate su presupposti di partenza differenti, mentre i consulenti cercavano, spesso invano, punti di mediazione. La bozza di piano industriale, molto preliminare, predisposta da Caio e Bcg, dopo un 2020 durante il quale la produzione dovrebbe sfiorare i 4 milioni, dovrebbe prevedere una crescita, l'anno prossimo, a 6,5 milioni di tonnellate. Con questo aumento, gli esuberi scenderebbero di 1.500 unità da 3.700 circa a 2.200. Per accelerare la produzione di acciaio servirebbero investimenti a carico di Am InvestCo (Ami) che potrebbe essere affiancata dalla Newco green per i forni elettrici. In Ami previsto l'ingresso di Intesa Sp e Banco Bpm ai quali sarebbe stato chiesto di reinvestire parte dei 650 milioni erogati nel 2014 (250 le due banche più Unicredit) e nel 2015 (400 milioni con Cdp e la garanzia dello Stato): gli istituti vogliono prima vedere la sostenibilità del piano. In Ami (e nella Green) potrebbe entrare Invitalia e il governo vuol convincere Arvedi, aiutandolo a uscire dallo stabilimento di Trieste. La situazione è fluida e un nuovo incontro è previsto fra qualche giorno anche perché dovrà affrontare le prescrizioni dove il socio franco-indiano chiede lo scudo penale.
r. dim.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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