IL PROCESSO
VICENZA Un'udienza supplementare, un recupero per rimettere in pari

Domenica 14 Luglio 2019
IL PROCESSO
VICENZA Un'udienza supplementare, un recupero per rimettere in pari un processo che ha rischiato di ricominciare da zero. Quello andato in scena ieri mattina al tribunale di Vicenza, nell'ambito del processo per il crac della Banca Popolar di Vicenza, è stato un appuntamento obbligato dopo che il giudice Lorenzo Miazzi aveva abbandonato il procedimento perché era stata accolta la sua istanza di astensione. La nuova presidente del collegio giudicante, Deborah De Stefano, che forma il collegio insieme a Elena Garbo e Camilla Amedoro, aveva fissato infatti due udienze straordinarie per ieri a Vicenza e il 12 settembre a Mestre. Nelle due udienze saranno risentiti i 20 testimoni già apparsi in aula, al fine di ottenere la conferma delle deposizioni ed evitare che il dibattimento venga azzerato. A Vicenza, dove il processo si è spostato temporaneamente a causa dell'indisponibilità della sede di Mestre (dove si tornerà martedì), si sono così presentati su richiesta di alcuni difensori e legali di parte civile alcuni funzionari e dirigenti della ex Popolare che avevano già deposto in udienza: Enzo Dalle Carbonare, Gianmaria Casarotti, Franco Pillan, Maurizio Baruffato, Franco Tessarolo e Paolo Ghezzi, oltre all'imprenditore Luigi Morato.
In sintesi, tutti hanno confermato le precedenti deposizioni e in alcuni casi hanno aggiunto qualche dettaglio o chiarimento.
In particolare, Dalle Carbonare, ex capoarea della banca a Thiene, ha smentito quanto affermato in una deposizione dal conte Malinverni: «Ero presente alla cena a Lugo in cui il consigliere del Dca Miranda alzandosi per un brindisi disse che si doveva ringraziare il conte Malinverni per l'acquisto di 1,5 milioni di azioni. Non l'ho mai sentito usare il termine finanziate. Ne sono sicuro».
Che non si parlasse di baciate nelle cene tra dirigenti, amministratori e soci di cui a lungo si è parlato, lo ha poi confermato Morato: «Alle cene a casa di Tranquillo Loison, alle quali ho partecipato, non si parlava mai di banca o di finanziamento di azioni».
Il fenomeno delle baciate, quindi, è cresciuto apparentemente sotto traccia al punto che un altro ex capoarea, Pillan, racconta di aver avuto «conoscenza dell'entità (del fenomeno baciate) solo dopo i licenziamenti dell'ex Dg Samuele Sorato, e degli ex vicedirettori Giustini e Piazzetta». E per comprendere come la questione fosse sostanzialmente sottovalutata o minimizzata, aggiunge: «Comunque ci dicevano che i finanziamenti con capitale proprio erano possibili, poiché non confliggevano con l'articolo 2358 del Codice civile (che li vieta, ndr) poiché la Banca Popolare era una società cooperativa». E per le cooperative il finanziamento per l'acquisto di azioni da parte dei soci è - in una misura minima - permesso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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