Il presidente: «Il mio nome sparito dai giornali: serviva una svolta»

Sabato 20 Aprile 2019
L'INTERVISTA
MESTRE «Dopo 25 anni un amministratore comincia a confondere i ruoli. Il mio nome era sparito dai giornali. Gianni ha fatto bene e avrebbe fatto ancora bene, sono affezionato a lui, ma con la morte nel cuore ho dovuto prendere la decisione di cambiare».
Il principe Sebastien Egon von Furstenberg dopo l'assemblea di banca Ifis è più rilassato. Accoglie i giornalisti col sorriso per raccontare la sua verità sul cambio epocale al vertici di Banca Ifis. La verità dell'azionista di controllo con il 50,2% del capitale.
«Gianni era l'uomo dei fuochi d'artificio, per me era giunto il momento di consolidare. Ifis ha comprato molto negli ultimi periodi, tre società in poco tempo. Aveva bisogno di una persona d'ordine, per questo ho scelto Luciano Colombini come nuovo Ad». Non ho di certo agito contro gli interessi della banca, il primo a perderci sarei stato io».
Ecco ancora sottolineare il suo ruolo di azionista di maggioranza assoluta con La Scogliera. Per qualcuno come Marina Salamon, questo penalizza il titolo in Borsa. Che risponde?
«Per me è un vantaggio avere il 50,2%. Siamo l'unica banca d'Europa ad avere un azionista di maggioranza, se scendo sotto sicuramente la mia quota perde valore. Il titolo è stato penalizzato dal mercato borsistico perché siamo italiani e molto attivi sugli npl».
E gli altri soci?
«Se ci sono vantaggi per la famiglia di controllo ci sono anche per gli altri soci. Più forte è l'azionista e più la gestione può guardare al lungo termine e c'è meno pericolo di speculazioni. Io non intendo vendere la banca, tutte le manifestazioni di interesse che ho ricevuto le ho rispedite al mittente».
Amareggiato per gli attacchi di Marina Salamon?
«Quando ho assunto Bossi nel 1995 aveva la stessa età di mio figlio e nessuna esperienza bancaria, Ernesto può stare benissimo in consiglio e non avrà deleghe. La Salamon ha espresso la sua opinione, è libera di farlo. L'aveva portata Bossi, ora che non c'è più si sente un po' orfana».
Perché vi siete ritirati dalla operazione Carige?
«Se avessi comprato Carige non sarei qua a parlarne. Non siamo abbastanza forti per cambiare le sorti di quella banca».
Ora quale sarà la strategia del nuovo cda?
«Ci saranno dei cambiamenti, si cercherà di riequilibrare i rischi, ci sono altri settori da sviluppare oltre gli Npl. Il nuovo cda elaborerà un piano industriale, ho già parlato con Colombini spiegandogli la mia visione epr il futuro. Toccherà a lui concretizzare. E come è stato detto in assemblea, sull'assetto azionario sono allo studio diverse soluzioni».
M.Cr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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