Il Covid irrompe nel paniere dei prezzi

Giovedì 4 Febbraio 2021
LA CONGIUNTURA
ROMA Dal sushi alla mascherina, alla velocità di una pandemia. Cambia il paniere Istat per il calcolo dell'inflazione e assume una fisionomia che dodici mesi fa sarebbe stato impossibile prevedere: mentre nel 2020 l'aggiornamento della lista di prodotti selezionati dall'istituto di statistica aveva portato all'inclusione del sushi take away e della consegna di pasti a domicilio, quest'anno è stata la volta dei dispositivi medici di protezione individuale, dalle mascherine chirurgiche alle Ffp2, ma anche dei gel igienizzanti per le mani, il cui ingresso nella cerchia dei prodotti che rappresentano consumi consolidati è il risultato degli ultimi dodici mesi di emergenza sanitaria.
LA PLATEA
Tra le new entry anche i monopattini elettrici, diventati protagonisti delle strade dopo il primo lockdown al punto quasi da intasarle, e la ricarica elettrica per auto, segno di una mobilità in evoluzione. Per migliorare poi la rappresentatività del paniere è stato fatto spazio anche a prodotti come le t-shirt per bambini, le frattaglie, gli scalogni, i pomodori da insalata cuore di bue. Ma gli effetti del coronavirus sulla lista dei prodotti che fotografano l'evoluzione delle abitudini di spesa delle famiglie non si fermano qui. Prendete per esempio le scarpe da ginnastica, inserite nel paniere assieme a quelle da trekking, il cui consumo ha registrato un'impennata dopo che le palestre hanno introdotto stringenti misure anti-contagio per garantire lo svolgimento dell'attività sportiva in sicurezza. Si anche a integratori alimentari, caschi per veicoli a due ruote, servizio di posta elettronica certificata, dispositivi anti-abbandono, calzature da casa, macchine impastatrici e bottiglie termiche. Il paniere utilizzato per il calcolo degli indici per l'intera collettività nazionale, Nic, e quelli per le famiglie di operai e impiegati (Foi), ora conta più di 1730 prodotti: rispetto all'anno scorso non ci sono state esclusioni, solo nuovi ingressi. Per il 19,2% la lista contiene prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il 12,5% dei prodotti nel paniere appartiene invece alla divisione dei trasporti, mentre l'11,2% a quella dell'abitazione, acqua, elettricità e combustibili. In forte aumento, a causa del virus, la divisione dei servizi sanitari e delle spese per la salute, che ha conquistato una quota vicina al 10%. L'1,1% dei prodotti nella lista è riferito alla divisione istruzione, contro l'1% del 2019, un incremento determinato dal ricorso alla didattica a distanza e quindi riconducibile pure questo alla pandemia. In deciso calo la presenza nel paniere della divisione ricreazione, spettacolo e cultura, la cui quota di rappresentanza è passata dal 7,8 al 7% per le chiusure anti-Covid che hanno colpito ristoranti, alberghi, cinema, teatri, musei e via dicendo. Insomma, il riflesso del coronavirus sulla lista di prodotti rappresentativi delle abitudini di spesa degli italiani utilizzati nel 2021 per stimare l'inflazione non solo è evidente, ma al momento appare anche destinato a durare nel tempo.
Il primo dato dell'anno sui prezzi al consumo, intanto, certifica il ritorno in positivo dell'inflazione dopo otto mesi di variazioni negative. A gennaio, secondo i dati provvisori dell'Istat, il tasso sale al +0,2% dal -0,2% di dicembre. Su base mensile i prezzi registrano un aumento dello 0,5%. Pesa in particolare la crescita su base congiunturale dei beni energetici che a livello tendenziale attenuano la flessione. Accelera di poco il carrello della spesa (+ 0,7% da + 0,6%), ovvero i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, così come l'inflazione di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari, + 0,7%), che resta sotto l'1%.
Francesco Bisozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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