Il Banco vuole il terzo polo e Castagna bussa ai partiti ma Unicredit non ci sta

Sabato 15 Maggio 2021
IL RISIKO
MILANO All'uscita dell'emergenza Covid, politica e banche lavorano a un piano che rafforzando gli istituti, assicuri supporto a imprese e famiglie per investimenti e occupazione. Questo piano, presentato come Dl Sostegni bis, è parcheggiato alla Camera e punta sulle fusioni bancarie accordando benefici in termini di nuovo capitale convertendo i crediti fiscali (Dta). C'è da privatizzare Mps e vendere Carige di proprietà del Fondo tutela banche, ma con l'occasione si vorrebbe spingere il sistema a consolidarsi in due poli (Intesa Sanpaolo e Unicredit) o tre (quest'ultimo da realizzare attorno a Banco Bpm). Giuseppe Castagna vorrebbe poter guidare il terzo polo formato da Banco Bpm e Bper e per questa ragione lunedì 10 ha avuto a Roma una serie di colloqui politici. Ma allo stato Bper nicchia. Il nuovo testo del Sostegni bis alza il bonus Dta dal 2 al 3% dell'attivo dell'istituto più piccolo da fondere, con una commissione del 25% deducibile e allunga a tre anni il periodo per completare l'aggregazione purché decisa entro giugno 2022. Questa versione, estesa rispetto alla precedente, sarebbe stata predisposta dai tecnocrati del governo per favorire la fusione fra Unicredit, Banco e Mps, concedendo a Orcel che su Siena è molto freddo, un incentivo.
L'ULTIMA SPIAGGIA DEL PREMIO
Due giorni fa Orcel ha fatto la sua prima uscita presso la rete a Torino dove ha sede la fondazione Crt, socia con l'1,65%. Con i vertici dell'ente guidati da Giovanni Quaglia il banchiere ha avuto un colloquio nel quale si sarebbe discusso della recente riorganizzazione e di strategie. Orcel ha rimarcato la centralità dell'Italia nel nuovo modello organizzativo, l'attenzione ai territori e quanto alla crescita, non esclude operazioni straordinarie purché siano a vantaggio degli azionisti e vadano a completare la rete dove è più scoperta (Lombardia). Il messaggio è stato recepito da Crt come una presa distanza su Mps e una preferenza verso Bpm di cui la fondazione ha l'1,8%. Castagna intende sottrarsi da Unicredit, almeno nei termini delineati dall'ultimo Sostegni bis. Si sarebbe rivolto al mondo vicino a Letta e a M5S che sono critici verso il nuovo testo. Il suo obiettivo sarebbe di tornare all'originaria stesura che fissa al 2% la soglia dell'attivo su cui calcolare le Dta. In base all'ultima bozza, Unicredit che ha una capienza di 8 miliardi di Dta, potrebbe fondere Mps (3,3 miliardi) e Bpm (4 miliardi) senza pagare dazio. Il polo a tre (senza spezzatino) avrebbe una quota di mercato del 24,5%, Unicredit-Bpm del 18,5% mentre Intesa Sp è al 18,6%. Castagna deve misurarsi col suo presidente Massimo Tononi che sarebbe più incline all'opzione Unicredit e, forse, un punto di congiunzione potrebbe essere, se non fosse possibile Bper per l'indisponibilità di quest'ultimo attratto da Carige o Sondrio, un merger a premio per i soci del Banco.
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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