Ifis, svolta verso la banca commerciale

Mercoledì 15 Gennaio 2020
FINANZA
dal nostro inviato
MILANO Banca Ifis vuole diventare un istituto di credito a tutto tondo, vara una nuova società per gestire i crediti deteriorati e punta sulle imprese del Nordest orfane delle Popolari. Nessuna acquisizione in vista, si vuole consolidare l'esistente. E la famiglia Furstenberg, azionista di controllo, non vuol vendere.
«Nei prossimi tre anni contiamo di ampliare la nostra attività di consulenza e finanziamento alle imprese del Veneto sui 50-70 milioni di fatturato, quelle che un tempo erano servite da Popolare Vicenza e Veneto Banca spiega l'amministratore delegato di Banca Ifis Luciano Colombini nell'ambito della presentazione del nuovo piano industriale al 2022 a Milano vogliamo erogare altri 470 milioni nel prossimo triennio a queste aziende per supportarle nella loro crescita all'estero e anche nelle operazioni strategiche di consolidamento». La direttiva è quella dell'autostrada Serenissima: si parte da Venezia-Mestre per approfondire l'impegno nella consulenza e nella fornitura di finanza e servizi alle imprese in bonis di Padova e Vicenza. «Continueremo nell'acquisto e nella gestione dei crediti deteriorati e nelle attività di factoring ampliando la nostra sfera d'attività anche in questo campo spiega Colombini per far questo abbiamo bisogno di investire anche in innovazione tecnologica e in nuove professionalità: assumeremo 190 persone, non solo giovani, che serviranno anche per costituire nuovi team anche nei crediti più garantiti mentre all'estero l'ufficio di rappresentanza in Romania diventerà presto una società di factoring come esiste già in Polonia. Nell'ambito di questo piano ci saranno anche degli esodi volontari per 70 persone».
INVESTIMENTI
C'è la riorganizzazione della struttura societaria nel segmento dei crediti deteriorati che vede la concentrazione delle attività di acquisto e investimento in Ifis Npl e delle attività di gestione e recupero in una nuova società che si chiamerà Ifis Npl Servicing. Il tutto per arrivare al 2022 «con un utile d'esercizio in crescita a 147 milioni, molto più concentrato sull'attività ordinaria rispetto all'attuale», sottolinea Colombini partendo dalla stima per il 2019 di 123 milioni. «Con l'obiettivo di mantenere un assetto di dividendo che parta dall'attuale, cioè 1,05 euro, per poi puntare a crescere mantenendo una distribuzione per i soci del 40-45% dell'utile».
FAMIGLIA SALDA
Ernesto Furstenberg, vicepresidente e amministratore delegato dell'azionista di controllo al 50,4% La Scogliera, ribadisce e assicura: «Non c'è nessuna volontà di vendere né di aprire ad altri soci, il piano che abbiamo presentato si autosostiene e noi confidiamo che la nuova squadra di manager guidata da Colombini possa portare nuovo sviluppo e dividendi. Da parte nostra abbiamo lasciato piena libertà alla squadra, come azionista di maggioranza vogliamo garantire stabilità. La Scogliera manterrà la sua funzione di coordinamento garantita dalla nostra grande compattezza: anche gli azionisti di minoranza che sono i miei cugini supportano questo processo di sviluppo: Colombini è stato scelto da tutta La Scogliera». Nessun giallo sull'assenza del presidente Sebastien Egon Furstenberg alla presentazione del piano alla comunità finanziaria: «Il presidente sta molto bene ed è via per lavoro evidenza il figlio -, per me è un onore stare in cda della banca, ci sono tante cose da imparare». Tanto per ribadire che la famiglia non vuole vendere questo gioiello del credito di Mestre che in dieci anni ha distribuito 400 milioni di dividendi, prodotto 1,6 miliardi di utili e aumentato decisamente il suo valore in Borsa.
Il futuro non passa da operazioni straordinarie: «Non abbiamo acquisizioni in vista, cresceremo per linee interne continuando ad acquisire Npl e a sviluppare le nostre attività tradizionali per poi sviluppare l'attività bancaria più tradizionale ribadisce Colombini irrobustendo ulteriormente il patrimonio con l'obiettivo di avere un Cet1 al 2022 del 12%, ben al di sopra dei limiti di Vigilanza». Il tutto comprando altri 8,5 miliardi di Npl, 3 di credito al consumo gli altri dalle banche, incrementando di 1 miliardo nel triennio i crediti alla clientela nel nuovo segmento corporate che partirà dal Veneto per poi allargarsi a Lombardia ed Emilia. Si vuole anche sviluppare la strategia di reperimento della liquidità che oggi passa troppo sul conto Rendimax, si attingerà anche sul mercato tedesco.
Ifis, quarta banca quotata per generazione di utili e masse gestite nel mercato degli Npl, cercherà di gestire poi sempre al meglio gli Npl anche con l'ausilio di robot e intelligenza artificiale.
Poi c'è l'investimento nelle sedi. A Milano e a Mestre, col nuovo quartier generale vicino alla sede attuale sul Terraglio. «Un investimento da 20 milioni che servirà a concentrare il nostro personale che lavora oggi a Venezia ma anche a creare un struttura sempre più confortevole per chi vi deve lavorare spiega Ernesto Furstenberg realizzeremo un asilo ma ci saranno anche altre aree di svago e per lo sport. E in futuro poi ristruttureremo anche la villa». Un restyling architettonico che si affiancherà anche alla nuova campagna commerciale: «I clienti non hanno ancora colto l'essenza della nostra banca e le sue potenzialità», osserva il vicepresidente. Il tutto sempre senza fare colpi di testa: «Operazioni come il salvataggio di Carige studiata nell'agosto del 2018 avrebbe avuto la conseguenza di affossare Banca Ifis», la chiusura di Colombini. L'era di Giovanni Bossi è definitivamente alle spalle.
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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