L'INTERVISTA
LONDRA «Ci vogliono perché portiamo idee, capacità

Sabato 14 Settembre 2019
L'INTERVISTA
LONDRA «Ci vogliono perché portiamo idee, capacità di realizzarle, valore aggiunto». Non nasconde la sua soddisfazione Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, all'indomani dell'ingresso ufficiale dell'industria italiana della difesa, ex Finmeccanica in testa, a fianco della britannica e della svedese nel programma per il nuovo aereo da combattimento Tempest. Una firma che suggella un buon periodo per Leonardo. Il gruppo è rientrato nella top ten mondiale delle industrie aerospaziali e della difesa, settimo addirittura per la sola difesa, secondo l'indagine annuale di FlightGlobal, la bibbia del settore. E il titolo è cresciuto in Borsa nel giro di dodici mesi di oltre il 50%.
Il Tempest è un programma molto importante. Ma in stretta collaborazione con il Regno Unito. Non teme gli effetti della Brexit?
«Noi di Leonardo siamo in parte cittadini britannici. Nel Regno Unito abbiamo settemila dipendenti e strutture importantissime. Pur non volendo intromettermi nelle faccende politiche di altri Paesi, temo una hard Brexit non perché penso determini chissà quali catastrofi ma perché richiederebbe del tempo, e non poco, solo per tornare alla situazione precedente il divorzio. Comunque, su questo argomento è necessario buon senso da tutte le parti».
A che cosa pensa?
«Alla difesa europea. Io spero che nell'ambito della negoziazione si lasci al Regno Unito la possibilità di partecipare ai progetti comuni nella difesa Ue, che altrimenti ne uscirebbe molto indebolita».
A proposito, non ha paura degli effetti di uno strapotere franco-tedesco?
«Non vedo perché. L'asse può fungere solo come motore per accelerare il processo. La difesa comune non è cosa di nessuno e va bene se permette di utilizzare al meglio i soldi dei contribuenti. Noi ci siamo e vogliamo esserci col nostro portato di esperienza, progettualità, capacità industriale. Ma abbiamo bisogno di forza contrattuale. Un minimo di sovranismo in questo caso non fa male».
Compito della politica. Che cosa chiede al nuovo esecutivo e in particolare al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini?
«Prima di tutto di lavorare insieme su quanto è veramente strategico per la difesa tenendo conto delle necessità militari e delle potenzialità industriali nazionali. Mai come oggi è fondamentale una visione condivisa delle strategie di fondo. E poi non va scordato il G2G, un problema che va risolto».
Vogliamo tradurre per i non addetti ai lavori?
«Il G2G è il sistema che ci permetterebbe di vendere molto più agilmente i nostri prodotti ai Paesi con i quali già abbiamo accordi militari. In sostanza è il governo a diventare controparte negoziale di altri governi. Una opportunità che esiste, tra l'altro, in Francia, nel Regno Unito, negli Usa ma non in Italia. Si può facilmente comprendere quanto possa contare di più la garanzia statale rispetto a quella che offre una industria, qualsiasi industria, nella competizione globale. Altrimenti rischiamo di perdere fette di mercato internazionale senza le quali, essendo il mercato interno ristretto, non si può rimanere un player globale».
Ma voi al governo, e al Paese, che cosa offrite?
«Un gruppo in crescita, con una forte proiezione internazionale, verso il quale anche i mercati finanziari sono fiduciosi, impegnato a realizzare al meglio il piano industriale. È importante che in questa fase il governo ci supporti. A esempio negli sforzi nel campo della sicurezza digitale. Da parte nostra, stiamo investendo anche in professionalità elevate, che magari arrivano dall'esterno, perché siamo tornati attrattivi».
A chi si riferisce?
«Ad esempio a Roberto Cingolani, diventato chief technology & innovation officer, o a Enrico Savio, ora responsabile strategy & market intelligence. Passaggi importanti per la nostra volontà di migliorare la governance degli investimenti, essere sicuri che stiamo puntando su tecnologie mirate ai prodotti, e su prodotti che ci permetteranno di crescere ulteriormente. E di far crescere l'Italia».
Pietro Romano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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