Giornali piratati, è guerra aperta: salgono a 114 i canali Telegram sequestrati

Martedì 5 Maggio 2020 di Francesco Malfetano
Giornali piratati, è guerra aperta: salgono a 114 i canali Telegram sequestrati

 Ormai è guerra aperta tra la procura di Bari e i ladri dei giornali digitali. Con l'intervento di ieri sono arrivati a 114 i canali Telegram sequestrati con l'accusa di aver diffuso illecitamente decine di migliaia di copie pirata di giornali, riviste e libri.  Una maxi-operazione che è la coda di quella iniziata il 27 aprile scorso, quando il procuratore aggiunto Roberto Rossi ha disposto il sequestro d'urgenza, da parte della Guardia di Finanza, di 20 canali di questo tipo. Vale a dire chat, simili a quelle di WhatsApp, in cui 450mila utenti ogni giorno ricevevano gratis il pdf dei giornali appena arrivati in edicola.
Quel provvedimento ha quindi dato il là ad un monitoraggio costante dell'app di messaggistica istantanea che è risultato fondamentale. Gli utenti responsabili di questo traffico infatti, sentendosi protetti dall'anonimato garantito dall'app russa, in pochi giorni, avevano già fatto rinascere la rete illecita. Non a caso tra i 114 canali bloccati ieri, se ne contano molti degli stessi già sequestrati in precedenza e poi riaperti con nomi un po' diversi ma con i medesimi contenuti. Una spirale fatta di sequestri e aperture che la magistratura barese è però determinata a spezzare, bloccando sul nascere le nuove chat illecite grazie alla collaborazione di Telegram.

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MOSSE BLANDE
L'app fondata nel 2013 dai fratelli Nikolaj e Pavel Durov, dopo anni di mosse blande, si è infatti decisa a supportare le autorità italiane in questa battaglia. Una risposta positiva quanto tardiva che è arrivata solo dopo aver ricevuto a Dubai, sede della Telegram LLC, un avviso di rogatoria internazionale avviata proprio dalla Procura di Bari.
In ogni caso questa cooperazione è l'unica strategia che potrebbe funzionare contro i ladri dei giornali che, stando agli accertamenti avviati dopo la denuncia di Fieg e Agcom che ha fatto partire l'indagine, causano al settore dell'informazione circa 250 milioni di euro di danni ogni anno, 670mila al giorno. Tuttavia, per il momento, non è ancora chiaro se si riuscirà ad accertare chi si siano davvero i gestori di queste chat. L'indagine in corso è infatti a carico di persone da identificare. Per loro però la Procura ha ipotizzato, per la prima volta in assoluto, il reato di riciclaggio accanto a quelli di ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d'autore. 
 


Allo stesso modo non è ancora stato definito quale sia e a quanto ammonti il giro di affari che spinge gli utenti che gestiscono le chat illecite a pubblicare i quotidiani esponendosi a pesanti condanne. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sarebbe quella dell'utilizzo dei canali come bacino di utenti da reindirizzare su altri siti remunerativi. In sostanza all'interno delle chat vengono pubblicizzati degli altri canali affiliati in cui, gli stessi gestori, propongono vendite online da cui guadagnano una commissione. I giornali offerti gratuitamente quindi servono ad attrarre l'attenzione degli utenti di Telegram per far guadagnare i gestori delle chat e, purtroppo, ad impoverire ancora il settore dell'editoria.
 

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA