G7, Tria contro la Libra di Facebook «Bisogna avviare subito i controlli»

Giovedì 18 Luglio 2019
G7, Tria contro la Libra di Facebook «Bisogna avviare subito i controlli»
IL SUMMIT
PARIGI La Libra, la criptovaluta con cui Facebook punta a erogare servizi finanziari via social dal 2020, ha già ottenuto un primo successo: è riuscita a mettere d'accordo i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G7, altrimenti divisi su non poche questioni, a cominciare dalla tassa sui colossi del Web, adottata unilateralmente dalla Francia e che rischia di provocare le ritorsioni commerciali degli Usa. Sulla Libra, invece, sono tutti uniti, e tutti contro. «Bisogna agire rapidamente» hanno fatto sapere ieri al termine della prima giornata di lavori del G7 Finanze a Chantilly: «Sulla Libra abbiamo avuto una discussione molto costruttiva e precisa con un ampio consenso sul fatto che bisogna agire subito», ha dichiarato una fonte francese. Cosa confermata anche dal ministro Giuseppe Tria, secondo il quale «un punto di interesse per tutti è stata la discussione intorno alla Libra, su cui c'è una preoccupazione generale» che si tradurrà «in un'azione di controllo». Il segretario di Stato americano Steven Munchin aveva già precisato da Washington il tenore delle preoccupazioni: «è una moneta che può essere utilizzata per riciclare denaro o finanziare il terrorismo». D'accordo anche il ministro tedesco Olaf Scholtz, che ha aggiunto i suoi dubbi sulla valuta social in quanto minaccia «alla stabilità del sistema finanziario internazionale». Per il ministro francese Bruno Le Maire, non si può «accettare che si crei uno strumento di scambio che non rispetta nessuna delle regole di prudenza imposte a tutte le monete sovrane».
L'IMPATTO SUI PAESI
Meno scontate invece le discussioni sulle tassazioni internazionali, in particolare la tassa Gafa, adottata dalla Francia e sulla proposta di tassa minima sulle società a livello globale. Bruno Le Maire non ha potuto non riconoscere le tensioni con gli Usa, ma ha affrontato le discussioni con il collega Munchin con fiducia: «Non siamo sempre d'accordo su tutto ha twittato Le Maire ma siamo d'accordo su molto, ed è sempre importante ascoltarsi l'un l'altro». Sull'imposta minima sulle società, i G7 hanno raggiunto un accordo altrettanto minimo, ma che è almeno un punto di partenza: «C'è un accordo sul principio di imposta minima globale. E' la prima volta. Adesso dovremo fissare un tasso, ma è troppo presto per decidere». Soddisfatto anche il ministro Tria, che ha confermato «un accordo generale sui principi generali» e spiegato le difficoltà delle traduzioni pratiche, in quanto «bisogna tener conto degli impatti sui singoli paesi e sulla crescita globale. Quindi non è facile». I ministri del G7 sono d'accordo a combattere insieme contro l'evasione fiscale planetaria: «Bisogna evitare ha detto Tria che le multinazionali possano andare a collocare i profitti laddove la tassazione è più bassa e vedere soprattutto come risolvere il problema per l'economia digitale, cioè per quelle imprese che possono trarre valore nella loro azione in un paese anche senza una loro presenza fisica». Trovare accordi a livello globale resta comunque una priorità, visto che il rischio di una nuova crisi globale non è per niente scongiurato. «Si è parlato dell'economia globale e dei rischi ancora negativi sull'economia globale e dei rischi ancora negativi che vengono dalle tensioni sul commercio internazionale - ha detto Tria Il punto importante è che al livello di G7 venga ribadito che se l'economia dovesse volgere al negativo è necessario che si intervenga anche con la politica fiscale e non solo con la politica monetaria». Una linea valida anche per l'Europa, sulla quale pero', il ministro Tria non ha voluto dilungarsi: «Non è un tema che abbiamo discusso al G7 ha detto Ma l'Italia ha ovviamente una politica che punta a raggiungere il consolidamento dei conti pubblici e la crescita, i due obiettivi sono complementari, vanno perseguiti insieme». «Penso che le regole Ue sui conti pubblici vadano cambiate ha aggiunto il ministro ma questa è una questione che va discussa in Europa».
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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