Fmi, spiragli sulla crescita mondiale ma l'Italia fatica a staccarsi dallo zero

Martedì 21 Gennaio 2020
Fmi, spiragli sulla crescita mondiale ma l'Italia fatica a staccarsi dallo zero
IL CONVEGNO
NEW YORK Cinquant'anni, una crisi di mezza età in pieno svolgimento, e alla ricerca di un identità per il 21mo secolo. Il World economic forum ha messo in scena ieri sera a Davos una contraddizione che sta diventando sempre più estrema: la partecipazione sempre più selettiva dell'élite della finanza mondiale che accorre a discutere idee e soluzioni per l'intero pianeta, e l'incarnazione di un mondo polarizzato, nel quali concetti del globalismo e della crescita responsabile che il convegno ha predicato per decenni sono sotto assedio. I grandi della terra si muovono con il peso che la ricchezza comporta: 150 jet privati assediano l'aeroporto di Zurigo, nonostante gli inviti degli organizzatori a ridurre l'impronta energetica, a cominciare dall'imponente Air Force One che stamattina è atterrato con Donad Trump bordo. Trump ritroverà nel villaggio alpino la sua improbabile nemesi Greta Thunborg, arrivata a piedi con altri manifestanti dopo quaranta chilometri di marcia. I due si sono solo incrociati a distanza finora, a dispetto delle frequenti frecciate sui social; stavolta un contatto ravvicinato è molto probabile.
L'ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab lanciò l'idea del forum nel 1970 con l'invito alle aziende a perseguire gli interessi dell'intera comunità coinvolta dalla loro attività, e non solo quello degli azionisti. Oggi quell'ambizione è difesa dalla ex ragazza ventenne Inge che collaborò con lui come segretaria, e che nello stesso anno divenne sua moglie. La fondazione Schwab per l'imprenditoria sociale da lei capitanata ha ricordato gli obiettivi centrati con il cinquantenario del Forum: dal miglioramento delle condizioni di vita per 622 milioni di persone toccate dalle attività promosse a Davos, ai 6,7 miliardi di dollari in prestiti concessi, ai 192 milioni di tonnellate di Co2 sottratti alle emissioni, e centinaia di milioni di persone che oggi hanno accesso a fonti di energia alternativa.
MODELLO
«Il modello del capitalismo sociale può funzionare - scrive Inge Schwab e non può essere ridotto a piccole isole di successo in un mondo di immense sfide sociali». Per i prossimi quattro giorni questa idea di un capitalismo sostenibile sarà sviscerata in decine di dibattiti, promossi dall'appello del fondatore Klaus: «Il mondo è in uno stato d'emergenza, e la finestra per agire si sta chiudendo rapidamente». Una nota di incoraggiamento viene dall'Outlook appena pubblicato dal Fondo monetario, il quale registra un'economia globale comunque in ripresa, con il pantano dei dazi e del rallentamento che ha colpito la Cina e i principali paesi europei nel 2019 alle spalle, e una Brexit conclusa senza fratture unilaterali. La crescita però sarà timida, e infatti viene indicata in ribasso rispetto alle stime che lo stesso Fmi aveva elaborato lo scorso ottobre. Il Pil globale ha chiuso con ogni probabilità il 2019 con un incremento del 2,9% e si avvia a salire del 3,3% nel 2020. Entrambi i dati sono un decimo di punto inferiori alla lettura di ottobre, così come quello per il 2021 (+ 3,4 %) che cede due decimii. Il raffreddamento della locomotiva dell'India e la tensione politica tra Usa e Iran proiettano ombre negative sulla crescita. Frenata in arrivo per gli Usa: dal 2,3% del 2019 al 2% nel 2020 e all'1,7% nel 2021 per l'esaurimento della spinta dopo la riforma fiscale. L'Italia arranca (0,2% per il 2019; 0,5% nel 2020 e 0,7% nel 2021) in un'Europa ancora in difficoltà sulla scia della Germania.
Flavio Pompetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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