Consumi, crollo in 12 anni E il Veneto è colpito di più

Domenica 10 Novembre 2019
L'INDAGINE
VENEZIA Nel decennio abbondante della difficile congiuntura economica in Italia, le famiglie hanno tagliato i consumi per un importo di 21,5 miliardi di euro, mentre più di 200.000 piccoli negozi e botteghe artigiane hanno chiuso i battenti. E il Veneto, che prima della Grande Crisi era la prima regione per la spesa media mensile, ora è la seconda ma per il calo dei valori assoluti. A dirlo è l'indagine condotta dall'ufficio studi della Cgia di Mestre.
LA SPESA
Visti nella loro totalità, i dati sono decisamente allarmanti. Nel 2018 la spesa complessiva dei nuclei familiari italiani è ammontata a 1.064,907 miliardi di euro. Si tratta di una quota pari al 60,3% del Pil nazionale, ma l'andamento dell'esborso mensile medio è risultato più basso del 3% rispetto al 2007. La riduzione più significativa è stata registrata al Sud, con un calo di 131 euro, mentre al Nord è stato di 78 e al Centro di 31.
Annota il coordinatore dell'ufficio studi Paolo Zabeo: «Il valore delle vendite al dettaglio nei negozi di vicinato è crollato del 14,5%, mentre nella grande distribuzione è salito del 6,4%. Questo trend è proseguito anche nei primi nove mesi del 2019: nei supermercati, nei discount e nei grandi magazzini le vendite sono aumentate dell'1,2%, invece nelle botteghe e nei negozi sotto casa la contrazione è stata dello 0,5%». Aggiunge Renato Mason, segretario della Cgia: «Sebbene la manovra 2020 abbia scongiurato l'aumento dell'Iva e dal prossimo luglio i lavoratori dipendenti a basso reddito beneficeranno del taglio del cuneo fiscale, il peso del fisco continua essere troppo elevato. L'aumento della disoccupazione registrato con la crisi economica sta condizionando negativamente i consumi».
LE ATTIVITÀ
Evidenti gli effetti di questa tendenza sulle attività commerciali e artigianali. Sottolinea il ricercatore Daniele Nicolai: «Anche a seguito di questa forte diminuzione dei consumi delle famiglie, la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero. Tra il settembre 2009 e lo stesso mese di quest'anno, le aziende/botteghe artigiane attive sono diminuite di 178.500 unità (-12,1%), mentre lo stock dei piccoli negozi è sceso di quasi 29.500 unità (-3,8%)». Sul podio tutto negativo della contrazione c'è anche un po' di Nordest: l'andamento delle imprese attive nel piccolo commercio, infatti, ha subìto la riduzione più significativa in Valle d'Aosta con il 18,8%, in Piemonte con il 14,2% e in Friuli Venezia Giulia con l'11,6%.
IL CASO
Ma a spiccare nell'inchiesta è soprattutto il caso del Veneto, che nel 2007 primeggiava in Italia con una spesa media mensile delle famiglie pari a 3.080 euro, mentre a distanza di undici anni è scivolato al settimo posto, facendosi sorpassare pure dal Lazio. E guardando ai numeri assoluti del calo, il crollo è ancora più vistoso: nella regione-locomotiva il taglio per nucleo familiare è stato mediamente di 378 euro, subito dopo l'Umbria (-443) e appena prima della Sardegna (-324).
Com'è stato possibile? Zabeo individua tre principali concause. La prima: «In Veneto partivamo da una posizione di benessere maggiore, pertanto abbiamo tagliato un po' su tutto, in particolar modo sugli acquisti voluttuari che gli altri facevano in modo più misurato». La seconda: «Una componente importante della spesa delle famiglie è costituita dal pagamento del mutuo per l'acquisto della prima casa. In Veneto, più che nel resto del Paese, la stretta creditizia, conseguente anche alla crisi dell'edilizia, ha contratto fortemente la spesa». La terza: «Oggi abbiamo un tasso di disoccupazione al 6%, mentre nel 2007 era al 3,4%. È vero che oggi abbiamo più occupati di allora, ma i lavoratori autonomi sono diminuiti del 10% e tra i dipendenti quelli assunti a tempo indeterminato sono diminuiti del 2,5%, mentre quelli con contratti a termine sono cresciuti del 26,6%. Insomma, abbiamo più disoccupati e quelli che lavorano sono più precari di un tempo».
IL CODACONS
Di fronte ai risultati della Cgia, ma anche alla manovra del Governo, il Codacons è preoccupato, come rimarca il presidente Carlo Rienzi: «Se plastic tax e sugar tax verranno scaricate sui consumatori finali attraverso un incremento dei listini al dettaglio, vi sarà inevitabilmente una contrazione della spesa».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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