Confindustria, una poltrona per il Nord

Domenica 19 Gennaio 2020
LE MANOVRE
VENEZIA Prima ancora delle (eventuali, anticipate) Politiche e pure delle Amministrative di maggio, la campagna elettorale di queste ore ha a che fare con Confindustria. Il vertice nazionale degli industriali è in scadenza, c'è da scegliere il successore di Vincenzo Boccia. E il Nordest, con gli imprenditori veneti in primis, potrebbe giocare un ruolo di rilievo nella scelta del nuovo presidente. Addirittura, contribuendo a scompaginare i giochi. Perché è vero che il favorito oggi è il lombardo Carlo Bonomi, ma si sta profilando un asse tra il bresciano Giuseppe Pasini e il triestino Andrea Illy, cui peraltro potrebbe partecipare l'industriale emiliano del legno Emanuele Orsini, tale da ribaltare i pronostici. Se non altro per un motivo: a capo di Confindustria meglio un industriale vero come Pasini o un manager come Bonomi?
L'ITER
Il mandato di Vincenzo Boccia, divenuto il trentesimo presidente di Confindustria nel maggio 2016, è in scadenza. Fra quattro giorni, giovedì 23 gennaio, verranno designati i tre saggi che dovranno, nell'arco di otto giorni, raccogliere le designazioni. Per proporsi alla guida dell'associazione ci sono due modi: avere il 10% delle firme dei componenti del consiglio (quindi bastano 19 lettere) oppure il 10% dei voti assembleari. Le manovre per designare i candidati sono in corso da settimane, ma è in queste ore che si riveleranno decisive.
L'ultima volta il Veneto si era spaccato a metà: gli industriali di Venezia-Rovigo, Vicenza e Verona si schierarono con Boccia (che vinse), mentre Padova e Treviso (all'epoca ancora separate) più Belluno puntarono sull'emiliano Alberto Vacchi (che perse). Stavolta l'orientamento è di stare uniti. Lo dice espressamente il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, patròn di Umana, già a capo della Confindustria veneziana, peraltro forte sponsor di Bonomi: «Spero e auspico che il Veneto si presenti unito».
IL VERTICE
Ed è esattamente quello che sarebbe stato concordato in una riunione tenutasi alcuni giorni fa tra il presidente veneto di Confindustria Enrico Carraro e i presidenti delle associazioni territoriali. Ossia: aspettiamo le designazioni dei saggi e poi usciamo con un appoggio unitario. A chi? Il candidato che verrebbe sostenuto dai veneti è il lombardo Bonomi. Il quale, per ricambiare, potrebbe offrire due vicepresidenze ai veneti. In pole position Maria Cristina Piovesana, al vertice di Veneto Centro (cioè Padova e Treviso), già convinta sostenitrice del triangolo industriale Milano-Bologna-Veneto (con capitale da stabilire). L'altro vicepresidente potrebbe essere il presidente di Confindustria Verona Michele Bauli, ammesso che possa passare un altro scaligero (oggi, con Boccia, c'è già il veronese Giulio Pedrollo).
PERPLESSITÀ
Giochi fatti? Non proprio. E non solo perché nel vicentino si guarda con interesse al bresciano Pasini, il fatto è che nei confronti di Bonomi non è che ci sia tutto questo entusiasmo: è vero che i lombardi lo stanno presentando come l'anti-Boccia e che tra i suoi sostenitori ci sono Gianfelice Rocca, patron di Techint e Marco Tronchetti Provera, ma resta il fatto che Bonomi - milanese, 53 anni, presidente di AssoLombarda - non ha un'azienda, non è un industriale, bensì un manager alla guida di Synopo (di cui detiene il 34%), holding operativa nel settore biomedicale. Insomma, è visto come un Boccia del Nord.
IL TONO-NOMI
La successione di Boccia potrebbe riservare sorprese qualora si creasse, come raccontano stia accadendo, un asse alternativo a Bonomi. Tra chi? Nel totonomi dei designandi per la successione al vertice di viale dell'Astronomia c'è il presidente degli industriali di Brescia Giuseppe Pasini, a capo di Feralpi, gruppo siderurgico con un fatturato di 1,3 miliardi, tra l'altro il più grande produttore ed esportatore di caviale italiano con gli storioni allevati nella pianura padana.
Poi c'è Andrea Illy, triestino, l'unico senza cariche confindustriali, sostenuto però dal past president Antonio D'Amato e forte del successo ottenuto in Altagamma, la fondazione che dal 1992 riunisce le imprese dell'alta industria culturale e creativa italiana.
Dietro la corsa della piemontese Licia Mattioli, imprenditrice nel settore della gioielleria, ci sarebbero invece ben tre ex presidenti di Confindustria: Luigi Abete, Emma Marcegaglia, lo stesso Boccia (di cui la Mattioli è vicepresidente per l'internazionalizzazione). E infatti l'unica donna che sarebbe in corsa è considerata la candidata del sistema, della continuità, in pratica la prosecuzione naturale dell'attuale governance.
Infine c'è Emanuele Orsini, emiliano, presidente di Federlegno Arredo, l'associazione che tra l'altro che organizza il Salone del mobile di Milano, equidistante tra le varie posizioni, ma che potrebbe essere un punto di riferimento tra i mobilieri veneti.
GLI SCENARI
Quel che si sta profilando è una sorta di alleanza, un fronte comune tra Pasini e Illy, due industriali veri, uno lombardo nel settore dell'acciaio, l'altro nordestino che porta avanti l'azienda di famiglia specializzata nella produzione di caffè. Se poi in questo fronte del rinnovamento - sicuramente in alternativa all'uscente Boccia, ma anche a Bonomi che ha un profilo praticamente equivalente a quello del presidente in carica - si inserisse anche il piccolo industriale del legno e dell'arredo Orsini, va da sé che i veneti potrebbero essere messi in difficoltà. E l'intesa raggiunta pochi giorni fa con Carraro - aspettiamo le designazioni dei saggi e poi usciamo con l'appoggio unitario a Bonomi e magari la Piovesana pronta a entrare come vice nella squadra nazionale - potrebbe scricchiolare. Perché alla fine conta il mestiere. Della serie: ci facciamo rappresentare da un manager o da uno di noi che fa sul serio l'industriale?
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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