Confapi, uno spreco di Cittadinanza

Giovedì 23 Gennaio 2020
LO STUDIO
VENEZIA Reddito di Cittadinanza: un flop che diventa anche spreco di denaro pubblico. Secondo Confapi Padova, solo 1189 veneti che hanno ricevuto l'assegno dallo Stato poi hanno anche trovato un impiego, l'1,85% del totale dei beneficiari che sono più di 63mila. Il Davide D'Onofrio, direttore di Confapi Padova: «Spesi 242mila euro per ogni nuovo posto di lavoro, otto volte di più di quanto si spende per uno stipendio medio italiano. Insomma, con la stessa cifra si potevano creare otto volte di posti in più, senza l'indotto». Il presidente Carlo valerio: «Ci era stato venduto come uno strumento per ridare spinta all'occupazione, quando in realtà solo un terzo delle persone coinvolte è tenuto al patto per il lavoro. Che nazione è quella che agli investimenti preferisce l'assistenzialismo?».
In tutt'Italia sono 28.763 (475 in Friuli Venezia Giulia) i beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno trovato un lavoro a metà dicembre 2019: appena l'1,17% del totale delle persone che usufruiscono del sussidio (2.451.953 italiani), percentuale che sale al 3,63% se si considerano esclusivamente le persone ritenute occupabili (poco più di 791mila). Per avviare questo percorso sono necessarie alcune condizioni, tra cui essere senza lavoro da non più di due anni, e per attivare il percorso bisogna passare per un colloquio con un centro per l'impiego, che a dicembre erano arrivati a 331mila.
Dei quasi 30mila beneficiari del reddito di cittadinanza, il 67,2% ha un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato; il 67,9% ha meno di 45 anni e il 58,6% sono uomini. Entro gennaio, sottolineava Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) in una nota di fine 2019, dovrebbe partire anche la misura di politica attiva dell'assegno di ricollocazione.
In Veneto le domande di accesso al reddito di cittadinanza accolte riguardano 32.488 nuclei familiari (a Padova 6.607), interessando 63.968 persone (di cui 13.208 a Padova), il 2,6% del totale del Paese. Di queste domande accolte, 1.189 sono sfociate in un impiego da parte dei beneficiari, vale a dire l'1,85% del totale, una percentuale leggermente più alta rispetto al dato nazionale.
PROVOCAZIONE
«Ovviamente la nostra è una provocazione, ma fino a un certo punto - avverte il direttore di Confapi -. Quanto più utile sarebbe stato rimettere in circolo quelle risorse direttamente per favorire l'occupazione? Una domanda che acquista ancora più senso se prendiamo in esame un ulteriore dato: nel triennio 2020-2022 lo Stato stanzierà in tutto circa 26 miliardi per finanziare il reddito di cittadinanza, mentre nello stesso arco di tempo alle politiche attive per il lavoro sono destinate risorse per 9,7 miliardi. Una sproporzione tanto evidente quanto del tutto priva di senso».
Il presidente di Confapi Carlo Valerio attacca: «Attenzione, noi non diciamo che lo Stato non debba occuparsi di chi è svantaggiato e non può lavorare, ma ci sembra che qui sia stata spacciata volutamente una cosa per l'altra: il reddito di cittadinanza è stato venduto come uno strumento per creare occupazione e invece i veri beneficiari, finora, sono stati i 4mila navigator assunti dall'Anpal, ognuno dei quali ha iniziato a percepire lo stipendio di 1.700 euro, con 300 euro di indennità aggiuntive, ancor prima di prendere servizio. Non sarebbe stato meglio, al loro posto, assumere ispettori del lavoro, che almeno sono più utili?».
PIÚ ISPETTORI MENO ASSISTITI
«Il reddito di cittadinanza, come temevamo, conferma di non andare né nella direzione del rilancio economico, né in quella dello sviluppo del lavoro, tant'è che uno dei suoi problemi è proprio il suo meccanismo disincentivante che spinge casomai verso il lavoro nero - chiude Valerio -. L'impressione è che in Italia si destinano troppe risorse a quello che, a conti fatti, altro non è che puro assistenzialismo, e troppo poche agli investimenti per creare vera occupazione, alle grandi opere pubbliche e alla ricerca».
M.Cr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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