Caro direttore
ho lette le considerazioni di Giancarlo Corò a commento dei

Venerdì 18 Maggio 2018
Caro direttore
ho lette le considerazioni di Giancarlo Corò a commento dei dati dell'Osservatorio Nord Est su imprese, nuovo mercato e la crisi di rappresentanza.
Premesso che abbiamo dati diversi sull'apprezzamento della rappresentanza delle Associazioni, almeno per quanto riguarda le Associazioni artigiane e della piccola impresa (valore di positività al 66% dalla nostra indagine originale commissionata a gennaio 2018 a Idea-Tolomeo realizzata su 410 interviste rappresentative della popolazione maggiorenne veneta), la tesi che viene ribadita è che la rappresentanza (che affonderebbe le proprie radici nella cosiddetta prima repubblica) non abbia reagito o non stia reagendo agli sconvolgimenti che negli ultimi vent'anni hanno travolto partiti e istituzioni.
Parlo sempre per la dimensione che rappresento per dire che non è così. L'associazionismo di cui sono testimone ha fatto cambiamenti importanti, basta entrare nelle Associazioni. Non cede alle mode, reagisce senza l'immediatezza che molti vorrebbero e cerca di tenere a bordo tante situazioni differenti: giovani e meno giovani; imprese in crescita e imprese in difficoltà; lavoro autonomo e imprese con buona consistenza di dipendenti, imprese dell'edilizia e servizi alla persona, meccanica e trasporto su gomma ecc., si sforza di essere inclusivo e, al tempo stesso, articola offerta di rappresentanza e servizi per dare risposta alle diversità dei soci, dai bisogni di formazione ai servizi di accompagnamento all'export e dall'accesso al credito al welfare. E l'elenco potrebbe continuare. La diversità di situazioni, come dire che non c'è solo Luxottica a caratterizzare il Veneto, è la cifra del presente che viviamo. Ma la cosa che desidero sottolineare è che la rappresentanza non si compra al super market.
Non è da soluzioni pronte per le quali basta pagare un compenso o un prezzo. Non è un detersivo che si mette in acqua ed improvvisamente sbianca tutto. La rappresentanza, basti guardare allo sconquasso generato da Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha bisogno di soluzioni pazienti, di attenzione al risultato oltre che di legittima protesta. La rappresentanza è un percorso lungo, talvolta quasi una scelta di vita, che le imprese (ma penso anche i lavoratori) decidono di fare scegliendo un'associazione, magari individuata perché ritenuta più attenta, sensibile, in grado di influenzare le scelte dei decisori politici e privati. La rappresentanza non è un mandato in bianco, ma un rapporto che ha bisogno di partecipazione e di lavoro assieme. La rappresentanza non è un click, un mi piace sui social; questi sono strumenti, misuratori, ma non la soluzione ai problemi.
Magari fosse così facile e semplice cambiare. Provate voi a smontare la burocrazia, primo dei nostri ostacoli; provate a ridurre la pressione fiscale, altro ostacolo; provate ad allineare l'offerta formativa ai bisogni di mercato del lavoro, sfida che coinvolge anche le Università non sempre attratte dalla piccola e micro dimensione. Provate a portare a casa una licenza ad edificare o una modifica in area sottoposta alla sovrintendenza. Si è creato e rafforzato, in questi anni, un partito del tutto e subito. Il tutto e subito, che ha un forte potere di attrazione, non inganna gli imprenditori che sanno bene che sia un servizio che un prodotto, sono il risultato di un ciclo produttivo. Immaginate voi il ciclo produttivo del cambiare una legge.
Tutto bene quindi per la rappresentanza? No, di certo.
I problemi non mancano. Non tutti reagiscono alla stessa maniera o con la stessa efficacia. C'è una frammentazione associativa che non aiuta soprattutto in assenza di collaborazione tra gli stessi settori. Suggerirei, caso mai, di andare a vedere ciò che nella realtà sta funzionando, incoraggiandolo. Mi auguro che le istituzioni, rappresentanza comprese, lavorino per ricostruire, anche su basi nuove, la loro autorevolezza.
*Presidente Confartigianato Imprese Veneto
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