Banco Bpm cede Profamily e vende altre sofferenze

Domenica 2 Dicembre 2018
CREDITO AL CONSUMO
VERONA Banco Bpm ha ceduto per 310 milioni Profamily, società del credito al consumo, ad Agos Ducato, la joint venture con Credit Agricole di cui la banca francese detiene il 61%. Lo rende noto un comunicato della banca italiana con sede legale a Verona, nel quale si aggiunge che l'operazione di riassetto del settore avrà un impatto positivo di circa 80 punti base sul coefficiente patrimoniale Cet1 ratio fully loaded e che contemporaneamente il Cda del gruppo ha dato mandato al management «per negoziare dismissioni di sofferenze fino a 7,8 miliardi, ben al di sopra dei 3,5 miliardi precedentemente previsti». L'impatto sul capitale dell'ampliamento della base di cessione di sofferenze è «in ogni caso inferiore ai benefici derivanti dalla riorganizzazione del credito al consumo», spiega Banco Bpm.
La cessione di Profamily avviene invece con una parallela «operazione di scissione delle attività in favore di una società di nuova costituzione che rimane controllata al 100% da Banco Bpm.
GRANDI PULIZIE
Nei giorni scorsi è stato dato mandato da parte del cda presieduto da Carlo Fratta Pasini per negoziare le dismissioni di sofferenze fino a 7,8 miliardi (Progetto Ace), oltre a potenziali 800 milioni a valere sul portafoglio leasing. Sul tavolo ci sarebbero ancora due offerte contrapposte: quella del consorzio Dobank-Fortress-Illimity e la proposta della cordata Fonspa-Elliott. Entro metà dicembre sarebbero attesi i rilanci e dovrebbe essere individuato un chiaro vincitore. Secondo fonti di stampa, sembra, al contrario, che sia stata esclusa dalla partita la cordata costituita da Christofferson Robb & Company, Davidson Kempner e Prelios (affiancati da Rothschild e Mediobanca). L'obiettivo della banca è smaltire la quantità maggiore di sofferenze probabilmente utilizzando le Gacs, cioè le garanzie di Stato.
Banco Bpm - affiancato da Deutsche Bank e Deloitte - potrebbe dunque arrivare alla soglia massima di dismissione, ovvero 8,6 miliardi di euro, più la piattaforma di servicing. Uno dei nodi da sciogliere è quello del prezzo a cui verrà dismesso il maxi-portafoglio, onde evitare perdite in bilancio. I prezzi dovrebbero probabilmente attestarsi intorno a un range compreso tra il 22% e il 25%: a queste condizioni, secondo gli analisti, Banco Bpm potrebbe mantenere un Cet1 fully loaded dell'11%.
Nei giorni scorsi era stata lanciata dal Sole 24 ore l'ipotesi di una fusione con la Cattolica Assicurazioni, la compagnia veronese quotata ancora in forma cooperativa. Un'ipotesi che sarebbe stata studiata da alcune banche d'affari per irrobustire il capitale della banca e, soprattutto, per renderlo sempre più veronese e veneto. Un'idea che parte dal fatto che il veneto non ha più un istituto con capitali regionali forte a livello nazionale e che le Bcc ormai sono proiettate verso i due gruppi nazionali con base a Trento (Cassa centrale Banca) e a Roma (Iccrea).
La fusione, già ipotizzata anni fa, non è mai andata in porto anche per le difficoltà di far convivere una compagine azionaria ancora profondamente diversa e per l'idea della Cattolica di mantenere una forte connotazione solidaristica e cooperativa. Il Banco Bpm invece ormai è un istituto svincolato dal territorio come base azionaria anche se soggetti forti come Fondazione Cariverona (azionista di tutte e due le realtà) ne mantengono pacchetti importanti. Con gli attuali chiari di luna di mercato però sono in molti a ritenere che si rischi problemi di quotazione per non aggiungere molto all'operatività: le due realtà infatti hanno già stretto un'alleanza strategica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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