Autostrade, scontro sulla concessione M5S: «Va revocata». La Lega: «Follia»

Mercoledì 26 Giugno 2019
IL CASO
ROMA Il conto per lo Stato si aggirerebbe sui 25 miliardi, euro più euro meno. Quello politico rischia di essere ancora più salato. Eppure i Cinquestelle hanno tentato il blitz, portando ieri sera al vertice di Palazzo Chigi la proposta di revoca della concessione per Autostrade per l'Italia. Una provocazione, più che una bomba. Non solo perché i costi di una eventuale strappo valgono come una manovra di bilancio, ma perché la Lega considera «pura follia» avanzare su questa strada. Se non altro perché con Atlantia, la società dei Benetton che controlla Autostrade, è da mesi in corso una trattativa, più o meno alla luce del sole, per salvare Alitalia insieme a Fs. Ovviamente non è solo questo. La mossa dei grillini - che il responsabile dei Trasporti Rixi boccia come «una pazzia» - si inquadra nel più vasto quadro di tensioni tra i due alleati di governo. E che va dalla Tav all'autonomia, dal taglio delle tasse alle infrastrutture.
Il vice premier Luigi Di Maio, forte di una relazione tecnica elaborata da una Commissione istituita presso il Mit, vale a dire un'opinione di parte, ha comunque rotto gli indugi, aprendo di fatto un nuovo incandescente fronte. Un dossier di una ventina di pagine dove sono elencati in maniera sommaria i costi e, sopratutto, i rischi di una operazione di questa portata. Una mossa dirompente ma tutto sommato scontata visto che il leader dei 5Stelle, dopo il dramma della caduta del Ponte Morandi, ha ripetuto a cadenze regolari che la convenzione va stracciata. E che i 3 mila chilometri di rete devono passare dai privati all'Anas.
LO STRAPPO
Sul fronte opposto, come detto, Matteo Salvini che non ha nessuna intenzione di infilarsi nella complessa procedura di revoca della concessione. Procedura mai attuata nel nostro Paese e che rischierebbe di attivare un contenzioso legale infinito con conseguenze pesanti anche sul fronte degli investimenti. Salvini per la verità vorrebbe l'esatto contrario. Ovvero rasserenare i rapporti con Atlantia, convincendo il gruppo di Ponzano Veneto a varare, insieme alle Fs, un'operazione di sistema per consentire ad Alitalia di volare ancora. Lo schiaffo dei 5Stelle rende praticamente impossibile questa operazione che, del resto, non è mai decollata in maniera ufficiale. Eppure, nelle settimane scorse, proprio dalle posizioni grilline erano arrivati segnali incoraggianti, di apertura, sopratutto in considerazione del fatto che non c'erano all'orizzonte alternative vere ad Atlantia. Sia la proposta di Toto che quella di Lotito erano e sono considerate velleitarie, comunque non meritevoli di essere considerate, visto il no secco a livello tecnico arrivato sia dalle Fs che dal socio Delta Airlines. Fonti vicine al Carroccio bollano quindi come una provocazione politica l'attacco di Di Maio che anche ieri ha ribadito che Autostrade deve «pagare per il crollo del ponte di Genova». Non a caso l'uscita del vice premier cade proprio nel giorno in cui è stata realizzata la prima gettata del pilone di quella che sarà la nuova struttura.
Fonti 5Stelle non escludono comunque che di fronte all'opposizione della Lega possa scattare una sorta di piano B. Ovvero la richiesta di revoca della concessione solo per la tratta genovese, l'A10, interessata dal tragico crollo di agosto. Anche qui, ribatte sempre la Lega, si tratta di una proposta velleitaria perché la convezione di Autostrade per l'Italia è unica e vale per tutti i 3 mila chilometri di rete. Non è quindi tecnicamente e giuridicamente scindibile, a meno di non trovare un'intesa con il concessionario. Di certo c'è solo che stracciare la convenzione, anzi farla decadere per grave inadempienza, è un percorso tutto in salita. Che il premier Giuseppe Conte e lo stesso Salvini hanno ben rimarcato alla fine del vertice.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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