Atlantia, la trattativa non avanza bloccata dallo scoglio dell'art. 35

Sabato 4 Aprile 2020
IL CASO
ROMA Dopo il colloquio della scorsa settimana tra i vertici di Atlantia e la ministra dei Trasporti Paola De Micheli che, di fatto, ha riaperto il canale di dialogo fra le parti, sarebbe in arrivo una lettera del Mit con le condizioni per la rinegoziazione delle concessioni. Il documento, salvo colpi di scena, dovrebbe finire sul tavolo del consiglio della holding convocato per martedì 7 che farà il punto sul negoziato. Il fatto stesso che la trattativa sia formalmente ripartita - sebbene manchino conferme ufficiali e soprattutto per ora senza sbocchi intuibili - ha messo le ali al titolo Atlantia che ieri ha guadagnato un altro 4,2% dopo gli strappi dei giorni scorsi.
Anche se fino a ieri sera la missiva non era ancora stata recapitata, dal governo è trapelato lo schema della proposta che verrà formalizzata. L'esecutivo chiede in sostanza tre cose: il taglio delle tariffe del 5% da qui alla fine delle concessioni (2 miliardi di impatto sui conti), una maxi multa da circa 2 miliardi per ristorare i danni causati a Genova dopo il crollo del Ponte, l'ingresso nell'azionariato di Cdp o di F2i e la contemporanea perdita della maggioranza da parte della famiglia Benetton. Richieste che seppur molto onerose non vengono ritenute del tutto inaccettabili. Quello che rende l'intesa per ora non raggiungibile è un altro punto, ovvero, la cancellazione o sospensione dell'articolo 35 del Milleproroghe, quello che prevede la revoca della concessione senza risarcimenti. Un punto su cui, nonostante i contatti di queste ore, non è stato ancora trovato un equilibrio soddisfacente. Eppure da Palazzo Chigi si preme affinché una soluzione venga trovata al più presto. Dal governo, in questa fase difficile e sopratutto in vista della ripartenza, si aspettano un grande aiuto da parte delle società concessionarie private sul fronte del rilancio degli investimenti e delle opere infrastrutturali. Tenere in freezer i 12 miliardi di investimenti messi sul piatto da Atlantia, ovviamente attraverso Autostrade per l'Italia, viene considerata un'opportunità da non perdere. Da qui la volontà di sbloccare l'impasse e di farlo in fretta. Visto che l'azienda che fa capo ai Benetton può essere insieme agli altri concessionari un volano per la ripresa, oltre che dare una formidabile spinta occupazionale: la Gronda di Genova, a cui il premier tiene particolarmente, bloccata a causa della vertenza in corso tra il gruppo di Ponzano Veneto e il governo, testimonia plasticamente lo stallo.
Del resto è interesse anche dell'azienda voltare pagina, avviare una fase nuova, riprendere il cammino dopo il drammatico e incancellabile crollo del Ponte. Allo scopo di favorire la svolta non a caso è stato avviato un rinnovamento completo del management e, contestualmente, l'offerta di ridurre la partecipazione sotto il 50%, accettando l'ingresso di un socio pubblico oltre che di un privato.
Dopo le tante aperture (Autostrade ha ridisegnato non solo i vertici aziendali, ma cambiato alla radice i controlli e le verifiche sulla rete), l'unico paletto che resta, quello più saldo, è rappresentato dalla tenuta economico-finanziaria del piano industriale recentemente varato e che per reggersi deve potere contare su determinati livelli di redditività e di ritorno sugli investimenti. Senza certezze su queste due variabili, senza una definizione delle regole sulla concessione e sulla dinamica delle tariffe, il dialogo rischia di restare solo formale o di prolungarsi all'infinito. Con la minaccia della revoca pendente.
Umberto Mancini
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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