Aspi, cda di Atlantia pronto a bocciare l'offerta di Cdp

Giovedì 25 Febbraio 2021
RIASSETTI
ROMA Cdp equity, Blackstone Group International Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Mira) hanno inviato nella tarda serata di ieri l'offerta vincolante ad Atlantia per acquisire l'88,06% di Autostrade o, in alternativa, fino al 100% della stessa in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza di Aspi (Silk Road fund e Appia investment, consorzio formato da Allianz e Edf) che hanno in tutto il 12%.
TEMPI DILATATI
I tempi si sono dilatati perché se Cdp e Blackstone hanno deliberato nella serata di martedì 23, Mira ha avuto meccanismi decisionali più lunghi e, sembra che, fino alla fine, gli australiani avrebbero tentato di modificare qualche parte dell'offerta. Anche nella nuova nota di ieri sera i tre alleati del consorzio non fanno riferimento ai valori economici della proposta che, invece, potrebbero essere comunicati oggi da Atlantia, essendo quotata.
Domani la holding dei Benetton terrà il cda per l'esame dell'offerta e una risposta al consorzio che, quasi certamente, conterrà una valutazione negativa salvo rimettere la decisione nelle mani degli azionisti in assemblea.
Aspi viene valutata 9,1 miliardi: l'88% detenuto da Atlantia costa 8 miliardi. Nell'offerta binding, Cdp e soci prevedono una copertura a carico di Atlantia rispetto ad eventuali rischi legali scaturenti dal crollo del Ponte Morandi e delle gallerie liguri: l'ammontare di questa cintura di sicurezza è stata fissata fino a un massimo di 700 milioni.
OBIEZIONI
Questa copertura è di fatto la ex manleva che nei mesi scorsi è stata oggetto di speculazione politica ma anche di braccio di ferro fra le parti.
Su questo punto Atlantia potrebbe avere da obiettare perché ritiene di aver adempiuto a tutte le incombenze legate al crollo del Ponte avendo pagato tutti i danni diretti inclusa la ricostruzione dell'infrastruttura: in totale 890 milioni circa. Inoltre nel settore infrastrutture non esiste la fattispecie della manleva perché essa viene considerata nel prezzo.
TITOLO GIÙ
Ieri il mercato non ha premiato Atlantia che ha toccato la punta di - 2,4% rispetto al giorno precedente per poi chiudere in calo del 2,03% a 15,92 euro: diversi analisti hanno evidenziato che il prezzo non avrebbe favorito una valutazione positiva da parte del board di Atlantia.
Questo perché alcuni azionisti come Tci ribadiscono che il valore giusto si attesta a 11-12 miliardi, dato confermato dalle valutazioni di JpMorgan che saranno utilizzate dal board di domani.
È evidente quindi che la partita su Aspi in piedi da luglio 2020 non può dirsi avviata verso la conclusione, neppure adesso che il governo è più neutrale rispetto al Conte 2.
r. dim.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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