Aspi, Atlantia e Cdp trattano

Giovedì 6 Agosto 2020
Aspi, Atlantia e Cdp trattano
LA PARTITA
ROMA La mossa del cavallo del cda di Atlantia di martedì sera che ha reimpostato l'uscita da Aspi con la disponibilità a vendere in blocco l'88% con un'asta internazionale, in parallelo alla scissione, anche a costo di dare l'impressione di chiudere la porta a Cdp, invece può riaprire i giochi. E se stamane, anche se seguito di segnali inequivocabili giunti dal governo, Carlo Bertazzo dovrebbe tornare in via Goito per riprendere su basi nuove il negoziato che potrebbe portare la Cassa a prendersi almeno un terzo del capitale della società di gestione di 3 mila km di autostrade italiane, il coup de théâtre dell'altra sera era comunque un percorso concordato. «Qualora le operazioni societarie sopra descritte venissero da voi ritenute non di interesse», si legge nella lettera del 14 luglio di Bertazzo e Roberto Tomasi ai ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli, riferendosi all'aumento di capitale riservato a Cassa (33%), vendita del 22% a investitori, scissione e ipo, «Atlantia si rende disponibile a valutare proposte di acquisto da parte di Cdp e/o investitori di gradimento di Cdp dell'intera partecipazione detenuta in Aspi, a valore di mercato determinati successivamente alla definizione concordata del procedimento del presunto grave inadempimento e alla definizione del quadro regolatorio e tariffario (auspicabilmente il 30 settembre)».
TCI ALLA UE, EDIZIONE SI SFILA
Ecco perchè il negoziato è già ripartito con il primo colloquio fra le parti dopo l'ultimo cda di Atlantia («disponibilità di proseguire il confronto con Cdp», si legge nella lettera inviata due giorni fa dai vertici di Atlantia al governo e a Fabrizio Palermo) ma su basi che dovranno essere differenti, dalle condizioni che erano state poste da Cdp fino ai giorni scorsi e che hanno fatto scrivere alla holding: «Rileviamo, tuttavia, concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative, non solo per concordare la definizione di meccanismi volti alla determinazione di un valore di mercato di Aspi, ma anche per effetto di richieste avanzate da parte di Cdp che, benché comprensibili in una trattativa aperta ad un confronto competitivo, rappresentano punti non previsti e oneri ulteriori». E a titolo di esempio Cerchiai e Bertazzo citano «la richiesta di ampissime garanzie contrattuali, di indennizzi e di manleve non coerenti con un'operazione di quotazione in Borsa, l'impegno di un socio di Atlantia ad approvare in assemblea le proposte presentate dal cda, lobbligo di Aspi di procedere comunque con una Ipo in caso di mancata approvazione del progetto di scissione da parte dell'assemblea di Atlantia, diritti di recesso a favore di Cdp, difficoltà al subentro nelle garanzie oggi rilasciate da Atlantia su parte del debito di Aspi».
Il socio al quale si fa riferimento è Edizione, finanziaria dei Benetton, che ieri, in una nota ha annunciato che l'11% circa post scissione a sè spettante «verrà posta in vendita a condizioni di mercato entro 18 mesi» dall'Ipo. Sempre ieri Tci, socio di Atlantia, ha integrato il ricorso alla Ue per esproprio dei diritti delle minoranze.
Infine ieri sei ore di riunione al Mit fra Cerchiai, Bertazzo, Tomasi su dettagli dell'accordo transattivo e sulla richiesta del Ministero di rimodulare la curva del piano tariffario al 2038 perché se si fanno crollare subito i prezzi, quando essi dovranno risalire ci sarebbe un gradino troppo alto. Oggi Tomasi riprenderà il confronto al Mit.
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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