TEATRO
Vincitore del Premio Ubu 2017 come miglior spettacolo dell'anno, osannato

Venerdì 23 Ottobre 2020
TEATRO
Vincitore del Premio Ubu 2017 come miglior spettacolo dell'anno, osannato da pubblico e critica, approda stasera, alle 20.30, sul palcoscenico del Teatro Verdi di Pordenone, Macbettu di Alessandro Serra, spettacolo-rivelazione di queste ultime stagioni (oltre 200 rappresentazioni), che ricostruisce, con straordinaria potenza espressiva, il Macbeth di Shakespeare, attraverso le sonorità arcaiche della lingua sarda. Già atteso la scorsa primavera e poi sospeso, a causa della chiusura dei teatri, lo spettacolo trasferisce in modo sorprendente la celeberrima tragedia nelle profondità ancestrali dell'isola: un'ispirazione del regista di fronte ai carnevali della Barbagia. Un lavoro recitato in sardo (con sovratitoli in italiano) con l'interpretazione solo maschile, nella più pura tradizione elisabettiana. Ogni oggetto i costumi, le pietre, il sughero, i campanacci è elemento coerente e contribuisce alla costruzione di uno spazio visionario ed evocativo, in cui gli attori si muovono seguendo precise traiettorie. Della vicenda shakespiriana si recupera l'universalità e la pienezza di sentimenti, millimetricamente in bilico sul punto di deflagrare. Di fronte ai carnevali sardi una visione: uomini a viso aperto si radunano con uomini in maschere tetre, e i loro passi cadenzano all'unisono il suono dei sonagli che portano addosso. «Quell'incedere di ritmo antico, un'incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza» così Serra descrive la suggestiva ascendenza da cui è scaturito il suo lavoro di contaminazione.
Macbettu traduce e volontariamente tradisce il suo riferimento testuale, valica i confini della Scozia medievale per riprodurre un orizzonte ancestrale: la Sardegna come terreno di archetipi, orizzonte di pulsioni dionisiache. La riscrittura del testo, operata dal regista, trasferita poi in lingua sarda da Giovanni Carroni, guarda a una interpretazione sonora: gli attori decantano una lingua che è pura sonorità, si allontanano dal giogo dei significati per magnificare il senso. Il risultato è uno spettacolo colmo di una meraviglia cupa, in grado di utilizzare elementi della tradizione senza fermarsi a una contemplazione statica, ma utilizzando i segni in modo contemporaneo, quindi ambiguo, tragico, affascinante. Macbettu inquieta con l'atroce bellezza di un racconto senza parole, in grado di dire senza rivelare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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